Intervista agli OMOSUMO

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 Abbiamo intervistato gli Omosumo che ci hanno raccontato il loro ultimo album dal titolo "Surfin' Gaza", le nuove canzoni, i loro progetti futuri e molto altro.. buona lettura!
 
1. Chi sono gli OMOSUMO secondo gli OMOSUMO?
- tre persone, che si conoscono ormai da un po’, che vengono da percorsi musicali differenti, che hanno formato una band con il desiderio di fare qualcosa insieme e di miscelare le loro anime, la cui direzione musicale, per motivi di “alta contaminazione” e per motivi di repentini e rapidissimi cambiamenti di idee, è a loro imprevedibile.
 
2. Come definireste la vostra musica? Se doveste dare tre aggettivi alla vostra musica, quali scegliereste?
- Libera, mutevole, attenta.
 
3. Cosa rappresenta per voi la musica (la vostra e quella che ascoltate)?
- è uno strumento per comunicare delle necessità, per dire delle cose,  uno strumento per viaggiare fuori dal mondo e visitarne altri, una zattera capace di trasformarsi in astronave.
 
4. Ascoltando il vostro ultimo lavoro dal titolo “SURFIN' GAZA”, ci si immerge in una dimensione elettro-rock che avvolge l'ascoltatore. Innanzitutto: Come è nato questo lavoro? Quali sono le idee che sono alla base delle canzoni che lo compongono?
- Il lavoro nasce dall’esigenza nostra di fare un disco anzitutto. Di voler mettere le nostre idee all’interno dello stesso quadro. Tutto il concept dell’abum gravita attorno all’idea dell’abbandono. Possa questo essere la ricerca di un nuovo futuro o un abbandono temporaneo, una tavola da surf che alleggerisce i pensieri delle bombe che volano nel cielo alle mie spalle, o la volontà ferma di abbandonarsi alle correnti dell’oceano verso mete sconosciute. Ci ha colpito parecchio Surf in Gaza, il fatto che di fronte al mare e a una tavola da surf, in uno sport non competitivo per l’appunto, diversamente che il calcio o la pallavolo o il sumo, palestinesi e israeliani condividessero la stessa passione sulla stessa porzione di mare, a fianco l’uno con l’altro, dimenticando ogni problema che appartiene alle sovrastrutture sociali che hanno fatto la storia e la religione dei popoli. E’ l’esempio di un tributo alla pace che supera ogni cosa. Ed è questo che abbiamo voluto raccontare.
 
5. “Walking on stars”, “Nowhere” e “Dovunque altrove” hanno una forte componente delicata che ipnotizza l'ascoltatore: come sono stati concepiti questi tre brani?
- sono tre brani scritti tra la campagna e la città. Hanno la freschezza delle prime piogge di settembre in una campagna sperduta nell’entroterra siculo e l’intimità di una stanza di un quartiere centrale di Palermo. Tre brani che parlano del desiderio di viaggiare verso un altrove, possa anche essere un non luogo, e del desiderio di evadere verso un mondo nuovo.
 
6. Quali sono i vostri progetti futuri?
- vorremmo suonare parecchio fuori dall’Italia e ci stiamo lavorando. Ci piace il confronto con l’estero, asiatico o africano o più comunemente europeo o americano. E’ un quasi un istinto primordiale al meticcio. E’ un confronto che ci contamina. Così come è stato per i nostri viaggi in Maghreb, in Messico o in Texas (per il SXSW).
 
7. Musicalmente parlando, qual è il vostro sogno nel cassetto?
- Sarebbe bello e interessante poter suonare al Festival du Desert, a proposito di quello detto prima sulla contaminazione. Stare con altri musicisti del festival in questi tendoni da deserto e chiacchierare e suonare durante il giorno e alla notte ,scambiare idee, parole, concetti, mondi. Ecco più che di sogni nel cassetto, parlerei più di cosa ci piacerebbe fare.
 
8. Se doveste consigliare tre band contemporanee, quali scegliereste?
Flaming Lips, Arcade Fire, Sohn.