Buongiorno, mi chiamo Fabio De Matteis e ho una relazione aperta con i miei desideri

 

Oggi il sole splende alto su Roma. Mi piace credere che non aspettava altro, oggi è iniziato il mio "busker tour"

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Entusiasta scendo le scale e mi tuffo in strada trasportando il mio ampli e sulle spalle la chitarra. Appuntamento con William Buca alla Feltrinelli, largo Argentina.

Puntuali arriviamo al Pantheon, centinaia di persone sedute sugli scalini di una fontana e poi, noi, la nostra musica, mosaico dell'aria. Non sento il minimo imbarazzo, sono pronto e mi presento: "Buongiorno, mi chiamo Fabio De Matteis e ho una relazione aperta con i miei desideri", e poi via una dopo l'altra, le canzoni, leggere come fossero petali di una margherita, e la mia voce che dalla pancia si espande nei vicoli della capitale.

Non mi aspetto niente, nessun applauso, nessun riconoscimento, mi ascolto e mi piace così, non voglio essere in nessun altro posto, se non qui dove mi trovo. E come spesso accade quando non ci si aspetta niente, arrivano le sorprese. Così, mentre vado per pennellare l'ultimo accordo, resto ancora qualche secondo con gli occhi chiusi e improvvisamente un unico battito di mani benvenuto arriva alle mie orecchie, beate, e con loro beato io.

Una bambina poggia delicatamente il suo foulard a terra, mi guarda, sorride e si siede. Una scolaresca di ragazzi greci, in cerchio mi balla attorno. E ancora tre fotografi che ripetutamente scattano le loro immagini, mi dicono: "scusa possiamo fotografare? Sai stiamo facendo un lavoro per una scuola"

E poi amici venuti ad incontrarmi, che piacere...Mi sento un anonimo al centro dell'universo. Ho la possibilità di urlare, alzo gli occhi al cielo, tutt'intorno vedo arte e respiro storia.

Ma oggi non è stato solo il giorno della musica, oggi mi sono dato la possibilità di confondermi con chi vive esprimendosi in strada. Così ho conosciuto Plamen, il sassofonista rom che da più di quindici anni è arrivato e vive in italia con la moglie e i figli, anche loro musicisti. Mi dice: "è dura, un tempo guadagnavo tanto, ma oggi siamo davvero in tanti e il comune ha vietato troppe zone, quindi siamo costretti ad ammassarci qui".

Mi spiega le regole che bisogna rispettare per non avere problemi. E' proprio così, esiste un codice che non ha niente a che vedere con le regole arrivate dalle istituzioni. Chiaramente mi dice: "qui non ti puoi mettere, è occupato". Inizialmente, mi infastidisco, continuo ad ascoltarlo, poi capisco che, ancora una volta il potere dall'alto crea guerre su guerre, guerre tra poveri.

Fondamentalmente, a Roma gli artisti di strada non sono liberi poichè devono combattere tra di loro per avere un spazio, e devono combattere con le istituzioni per non combattere tra loro. 

Nel pomeriggio decido di spostarmi in piazza Navona per lasciare spazio a chi fa l'artista di strada per mestiere. E' davvero come se la passione venisse messa in secondo piano, tra di loro non si dicono: "stai qui, vai tranquillo, puoi suonare", bensì "stai qui, vai tranquillo, puoi lavorare". Cambia la piazza ma non la situazione, ma non le regole nelle regole. Vincenzo è romano e da più di trent'anni suona per strada e nella strada si guadagna da vivere. Anche lui si sfoga e mi racconta di come ci sia poca possibilità di uscita da questa situazione, in una città che permette a tanti di suonare, ma in spazi molto ristretti. 

Vincenzo oggi non ha voglia di "lavorare", non ha voglia di lottare, oggi mi lascia il suo spazio, felice di avermi come compagnia....

Sono le sei, in questo sereno pomeriggio romano, stanco ripongo la chitarra nella custodia, spengo l'ampli e mi avvio sulla strada di casa. Ed è sulla strada di casa, alzando il sopracciglio sinistro che continuo a ripetermi: "Ogni minuto passato a suonare in piazza, merita un romanzo"

Buona notte

Fabio