"La musica in Italia non viene presa in considerazione": INTERVISTA AGLI STOOP

Abbiamo contattato gli Stoop, che da poco hanno pubblicato il liro ultimo album "Somewhere". Scoprite cosa ci hanno raccontato...

STOOP Somewhere cover-300x3001)Chi sono gli Stoop? Da dove deriva il nome della band?
Durante le primissime prove stavamo registrando alcune bozze e ci stavamo interrogando sul nome da dare alla band. Ad un certo punto riascoltando una traccia ci siamo accorti di avere registrato accidentalmente un’interferenza. La voce nell’interferenza diceva “Stoop”.
“Stoop”. Dopo averla riascoltata più volte, abbiamo deciso di non contrariare l’ente superiore che ce l’aveva suggerita, così STOOP è diventato il nome della band, e STOOPID MONKEYS IN THE HOUSE quello dell’album. Incidentalmente, il termine ha anche vari significati letterali. Probabilmente era solo il CB di un camionista.

 

2)Come si è formata la band?
Abbiamo iniziato in 4 (Diego Bertani, Carlo Pinna, Fabrizio Bertani e Marco Ponzi), poi siamo diventati 6 con l'inserimento già durante la registrazione del primo disco di Marco Parmiggiani e Simone Benassi, indispensabili alla tromba, synth, chitarre, tastiere e pedal steel. Adesso in live siamo 5 perchè Carlo non vive più qui a Reggio Emilia.

 

3)È da poco uscito il vostro album “Somewhere”. Quali sono gli ingredienti di questo disco da un punto di vista sonoro dato che c'è tanta elettronica ed una cura dei suoni elevata?
Abbiamo deciso di cambiare le sonorità rispetto ai dischi precedenti riducendo al minimo le chitarre (che la facevano da padrone in Freeze Frames). E’ un’elettronica “povera” la nostra. Abbiamo utilizzato Fender Rhodes e Synth analogici di qualche decennio fa. Non c’è quasi nulla di elettronica intesa nell’attuale accezione. Se si parla di basi e loop ci sono i 30 secondi d’introduzione alla terza traccia “I’ve got time” realizzati al computer, il resto è tutto suonato. Il disco è nato in studio in una settimana, non avevamo canzoni quando abbiamo iniziato a registrare, soltanto qualche idea, e non sapevamo neanche se il disco sarebbe stato cantato. Avevamo appena composto un brano strumentale di mezz'ora per un’ installazione d'arte contemporanea e abbiamo utilizzato lo stesso approccio.stoop1

 

4)Di quali argomenti avete parlato?
Nessun tema ricorrente, direi. In questo disco la continuità musicale fra un brano e l’altro è molto forte, ma non si può dire lo stesso dei testi, la cui stesura è invece frutto anche di intuizioni dell’ultimo minuto e spesso di un lavoro di gruppo fatto in studio.
Non bisogna fraintendere, però: li abbiamo curati molto, come al solito, ma non occupano un ruolo centrale come accadeva in Freeze Frames. All’interno del cd comunque c’è un bellissimo poster che riporta sul retro tutti i testi, se a qualcuno interessa leggerli.

 

5)Come sono nate le canzoni (sia da un punto di vista testuale che per quanto riguarda gli arrangiamenti)?
Come dicevamo prima sono nate da pochi appunti, sia musicali che di testo. Il resto è stato un lavoro di sottrazione, addizione e improvvisazione fatto in studio. Dopo una settimana di registrazione avevamo le musiche; ci eravamo quasi convinti di lasciare il lavoro strumentale, e poi abbiamo provato ad inserire delle linee vocali... qualcosa è saltato fuori e “da qualche parte”siamo arrivati.

 

6)Da dove avete preso spunto per concepire questi brani?
Abbiamo guardato all’era pre-informatica degli studi di registrazione, cercando quella vitalità che la registrazione uno-strumento-alla-volta tipica di Pro Tools tende a volte ad ammazzare. Così abbiamo deciso di suonare almeno l’ossatura dei pezzi come se fossimo live, tre o quattro strumenti per volta, con poche take di registrazione e pochissimo editing successivo.
Credo che questo abbia dato al lavoro una certa freschezza, anche grazie alle giuste dosi d’imperfezione e casualità, che rendono unico e forse irriproducibile un momento colto in registrazione. E’ stata una resa all’imperfezione, che ha scaldato il nostro suono e che combinata col nostro songwriting ha portato ad un risultato di cui siamo molto soddisfatti.

 

stoop27)Quali sono i vostri impegni futuri?
Stiamo definendo alcune date ma abbiamo molti giorni liberi, fatevi sotto!!!

 

8)Se doveste consigliare tre artisti contemporanei (band, cantanti, scrittori, pittori, attori...) quali sono i primi tre nomi che vi vengono in mente?
Sarebbero troppi.. diremo tre nomi di artisti locali: il pittore Fosco Grisendi, il regista Cesare Parmiggiani, che ha realizzato il nostro video di “The Seed” e fra le band The Perris, nostri compagni di etichetta.


9)Cosa ne pensate del trattamento riservato oggi alla musica in Italia, dalla possibilità di emergere alle difficoltà nel trovare date per potersi esprimere?
E’ difficile parlare bene o male del trattamento riservato alla musica perché non c’è, la musica in Italia non viene presa in considerazione e basta.