INTERVISTA CON FLO

Abbiamo intervistato FLO che ci ha raccontato il suo nuovo lavoro discografico dal titolo “LA MENTIROSA”; ci ha parlato del suo universo musicale, dei progetti futuri, delle influenze musicali e molto altro.
Buona lettura.

wy51wo4g1. Chi è FLO secondo FLO?
Sono, ahimè, un concentrato di tinte forti; non mi piacciono le mezze porzioni se parliamo di sentimenti. Mi piace che la vita mi sorprenda e mi sfidi; io non so stare ferma e non so aspettare. Sono una donna molto coraggiosa e appassionata, impaziente, creativa, ansiosa, poco tollerante e molto solitaria. Nostalgica seppure rido sempre. La musica per me è il punto di equilibrio, la spezia che armonizza questi sapori tanto forti. L’unico interlocutore in grado di farmi ragionare.

2. Come definiresti la tua musica in tre aggettivi?
Sfrontata, appassionata, autentica.

3. Ascoltando il tuo ultimo lavoro dal titolo “LA MENTIROSA”, ci si ritrova coinvolti in un vortice di melodie da cui è difficile uscirne. Innanzitutto: Come mai questo titolo? Come è nato questo lavoro? Quali sono le idee che sono alla base delle canzoni che lo compongono?
Il titolo ha un suono affascinante. Sembra una spezia. Zenzero, cannella e mentirosa… Ma parte la componente evocativa mi interessava ancora di più sparigliare il mazzo. “Che genere fai?” è la domanda me la sento rivolgere da quando quattro anni fa è uscito il mio primo disco. È da allora che non so rispondere. Dopo i miei concerti il pubblico è sempre entusiasta, sorpreso. Eppure continuano a chiedermi: “Che genere è? hanno bisogno di dargli un nome, un’etichetta, hanno bisogno di catalogare nel proprio hard diskmentale un file inaspettato. A volte vorrei rispondere: “Il mio genere sono io!” Poi metto a freno la vanità e rispondo "beh, sono ... canzoni". Eppure ho maturato negli ultimi anni un convincimento chiaro: mi piace generare questo felice smarrimento nelle orecchie e nell'animo di chi mi ascolta. Credo che LA MENTIROSA sia nato così: dalla voglia di osare, di dichiarare ancora di più che la risposta a questa domanda per me non è importante. É importante invece lasciarsi attraversare dalla melodia e viaggiare con essa. È importante sentire che, almeno nella musica, non c'è filo spinato e non c'è il proibito. Ho scritto i testi di queste canzoni in solitudine, lontano da casa, tra Ortigia, Roma e New York; me le cantavo sottovoce, ma già immaginavo per loro una forma musicale piena zeppa, aperta, a tratti pomposa e divertente e a tratti intima e delicata. Ho affidato a Daniele Sepe la produzione artistica ritenendo che un musicista come lui, "di trincea", che di palchi ne ha visti di ogni forma, che di musica tradizionale conosce pregi e difetti, potesse regalare a queste canzoni quella dimensione pulsante, suonata dal vero, estremamente dichiarativa, che avevo in testa. Volevo un disco senza paura.Al lavoro hanno partecipato più di trenta musicisti: dall'arpa al bassotuba, dalla chitarra elettrica al flauto dolce. E poi campane tubolari, tastiere, sitar, cori. Ognuno col suo tocco personale e la sua vitalità, in nome del fine di ogni musica: incontrarsi.

4. Quali sono i tuoi progetti futuri?
Adesso c’è un tour estivo, poi come ogni anno farò un lungo viaggio in autunno in cui generalmente inizio a scrivere un disco nuovo, poi starò
un bel po’ a Parigi per la ripresa di uno spettacolo teatrale e chissà che proprio a Parigi non possa nascere qualche bella collaborazione.

5.Se dovessi consigliare tre band contemporanee, quali sceglieresti?
Mi piacerebbe collaborare con gli Ammar 808 e con Bombino. Ultimamente sto ascoltando i Dirty projectors.