Miargento live @ Glam Cafe: recensione del concerto

mikt

Appuntamento dal ginecologo!

Non mi sono sentito mai così donna e la sedia da ginecolo sulla locandina del concerto non mi ha fatto mai così meraviglia, paura, attesa spasmodica, riso di gioia, gioia nel pianto.

La Madama Miargento apre le orecchie come cosce per farsi indagare nell'intimo di una nuova vita. E così, signore e signori, in fondo a questa lunga attesa, c'è la stanza della luce...che pur non fosse quella della ribalta. è pur sempre luce. Stasera, dopo cambi di vestito (formazione), la Signora ha quattro vite da dare alla vita (Dario Buca - chitarra ritmica suonata molto più che una semplice chitarra ritmica; Michele Cerrone - chitarra maleducata, maltrattata, sdraiata, accarezzata; Michele Tozzi - il cantante-crooner che ogni Sinatra vorrebbe dentro la sua gola..ahahah; Antonio Manduzio - tromba aggiunta in qualche pezzo qua e là), quattro vite con cui lei si gioca ancora "la vita"...

 

Veniamo alla luce!

Il figlio adottivo, Antonio Manduzio, qui in veste anche di cantautore piccolo piccolo, esegue una manciata di pezzi tra cui "I Will" del suo amatissimo J. Lennon che ci fa dimenticare gli errori e lo innalza agli onori da eroe in un mondo "dove non esistono gli eroi", come recita l'ultimo suo pezzo.

Ecco le doglie!

La Madama inizia il cammino sonico verso il parto dolce: "L'isola che non c'è" (cover di E. Bennato), dylaniana e dylaniante. Bennato ringrazia. Poi c'è "Polvere nell'aria" (Miargento): ormai si canta tutti. "Ciao amore ciao" (cover di Luigi Tenco), andarsene sognando tra Dario che la funkeggia e Michele che la rock and rolla. Stop and go, ma soprattutto GO! "Creuza de ma" (cover di Fabrizio De Andrè): la rilettura delle acustiche e l'atteggiamento confidenziale della voce del cantante è da mille e una notte...fiabesca! "La lettera dei pazzi" (Miargento feat. Marsha) è un pugno in una carezza. "Aida" (cover di Rino Gaetano) è sempre bella. "Immobile" (Miargento): accenti arruginiti, parafrasando il testo, e pensiero che non resta immobile. E Battisti è invidioso. "Mi distrugge un pò" (Miargento): altro che silenziose trasformazioni! Elettroacustica irrequietezza e aperture ariose, marchi odi fabbrica della band. E poi ancora De Andrè, ancora Battisti, divertenti teatrini d'improvvisazione anni '50, i fantasmi di Cohen sull'arpeggio di Dario e nello sputo di tromba di Antonio in "Dopo di noi", altro gioiello targato Miargento, l'amore di "Libera e diversa" (Miargento) che scivola sulla lama di rasoio ma, leggero, non si ferisce. A seguire, pausa Campari con un barcollante ebbro "Ultimo amore" caposseliano tra amici musicanti, "Disperato erotico stomp" di Dalla in cui Michele fa gemere la chitarra come il più ispirato Harper in steel guitar style.

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Insomma un intervento riuscito, in bilico tra il tributo e l'osare di andare oltre, la messa in scena di sè stessi e delle radici di sè medesimi, delle proprie legittime influenze.

La meraviglia del ginecologo!!!

La Madama Miargento ha speso tutto tra incertezze e azzardi. Non resta che la gioia dopo il travaglio; ma c'è tempo per intonare il cavallo di battaglia: "Ginecologo per vocazione" (Miargento), tra sorriso e poco velata denuncia. Si va a casa se non fosse che si sente sempre più forte un nuovo battito, una nuova vita.

LA MADAMA E' DI NUOVO INCINTA!!!!

Felicitazioni immense.