ELLA GODA, il debutto degli Ella Goda

ella godeIl 10 aprile è uscito il primo album omonimo degli Ella Goda per la Bulbart. Il lavoro è un power-pop che spazia tra chitarrismo elettrico e tappeti di beat elettronici, vagando per disparate influenze che lo rendono un progetto eclettico e imprevedibile. Il singolo "La cura Schopenhauer" è un pezzo alla Baustelle ben scritto e appiccicoso come un bubblegum al sapor di brit-pop; "La mia eredità" sembra un romanzetto di formazione alla Truffault pieno di suoni punk'n'roll anni 90; "Qualcosa di astratto" sembra narrare, prendendo in prestito il fil-rouge de "La noia" di Moravia, l'inappetenza affettiva dei nuovi "indifferenti" e richiama musicalmente i Non Voglio Che Clara e i Northpole.

"Quattro anni" e "Canzone apotropaica" sono due motivetti alla The Smiths che parlano degli effetti collaterali della vita dei "provinciali" di Bianconi verso la ri(e)voluzione; "Uomo e cosa" è una poesia di Marco Ardemagni che sembra una meditazione new age-wave di Battiato mentre "Che cosa rischiamo?" è uno di quegli inni anni ‘80 dei Decibel del semprenuovissimo Enrico Ruggeri.
Insomma tra richieste e donazioni di amore, di traccia in traccia, si può trovare un mondo sonoro e lirico che è pieno di spunti e riflessioni.
Secondo noi un buon disco è riuscito quando sa fare tutto questo caos e disordine tra le standardizzate e scontate vite soniche quotidiane.

Tracce:
1.la cura Schopenhauer
2.la mia eredità
3.qualcosa di astratto
4.quattro anni
5.uomo e cosa
6.che cosa rischiamo?
7.canzone apotropaica
8.solo il silenzio
9.le attese bruciano
10.anni luce da te

 

Marco Pancrex