Fammi male: intervista all’autrice Francesca Bertuzzi

"Fammi male" è un romanzo di Francesca Bertuzzi edito da Mondadori. Se cercate un thriller dai toni serrati, una storia in grado di condurvi nei meandri più oscuri della mente umana, avrete tra le mani quello cercate.

cd256957-9cc2-4994-a3ce-b1038f06e1d6.jpg

Abbiamo intervistato l'autrice che ci racconterà com'è nata questa sfida letteraria: una vittima che indaga sul proprio omicidio.

La prima cosa che colpisce del tuo libro è il ritmo: la protagonista disegna velocemente situazioni e sentimenti, quasi volesse catapultare il lettore nel vortice che vive e tramortirlo esattamente come fa Ana con Davide.
Ana che si definisce un abominio, frutto di un esperimento perverso orchestrato da coloro che l'hanno messa al mondo.
E' questo segreto, quest'ansia di non sapere chi è veramente, a renderla così ruvida e sbrigativa?

Come giustamente dici, Ana è il risultato di un esperimento. Il padre, a capo di un impero farmaceutico, fa quello che le leggi vietano ferreamente: nel 1993, a seguito della morte della sua amatissima primogenita Anabelle, sotto la spinta delle preghiere della moglie, la clona. Così nasce Ana, la protagonista di Fammi Male. Se da una parte viene sottoposta a continui controlli per studiarne la crescita, dall’altra deve essere tenuta nascosta agli occhi del mondo. Vive segregata come una cavia da laboratorio per ventitré anni, la sua intera esistenza. Questo la porta ad avere un carattere scaltro e determinato. Affila le armi per la fuga, una fuga che la porterà ad indagare sulla misteriosa morte di Anabelle, la sua matrice. Sul ritmo, credo che nella mia scrittura si sentano molto gli studi e la pratica della sceneggiatura che chiama un battito e una velocità che poi riporto anche quando scrivo narrativa.

Dalla Svizzera a Vasto: un ponte tra ciò che nell'immaginario è freddo, preciso e calcolatore, ad un ambiente provinciale e solo in apparenza piatto, perché hai scelto due ambientazioni agli antipodi?

La Svizzera mi sembrava il posto ideale per dar vita alla Città Clinica per una serie di ragioni: la presenza di eccellenze mediche e il rigore della sua gestione mi hanno fatto sentire credibile che, vicino Zurigo, potesse esistere una realtà come quella che volevo raccontare. Vasto rappresenta un po’ una West Coast nostrana. Con le sue spiagge a perdita d’occhio e i campi da beach volley che si susseguono uno dopo l’altro, è una location bellissima in cui ambientare un romanzo.

Ana e Arancia, due donne coraggiose, fuori dagli schemi che indagano sul mistero che avvolge la vita di Ana.
Quanto sono veramente consapevoli entrambe di voler pagare il costo che ha sempre infrangere i muri e arrivare alla verità?

Credo che ci sia un punto di non ritorno in cui non si può più vivere ignorando i segreti che animano le braci del passato, anche a costo di scatenare un incendio. Ana non può più vivere come una cavia e non può andare avanti senza risolvere il suo passato, le cui ombre si allungano dal novantatré fino a oggi per brandirla e portarla a fondo. Semplicemente la mia protagonista sente il terrificante e meraviglioso canto delle sirene, e decide di seguirlo.

Quanto secondo te ognuno di noi è disposto davvero ad indagare sui segreti e i non detti della propria vita?

Credo che in ogni storia, in ogni segreto e in ogni vita ci siano momenti di bivio, in cui per scegliere come andare avanti devi prendere coscienza del passato, perché non diventi un fardello che rischia di inchiodarti all’immobilità. Il mio romanzo è un thriller, per cui i misteri sono fitti, pericolosi. Non possono essere ignorati. Ignorarli, per la mia protagonista, significa morire. Ma penso che anche nella vita fuori dalle pagine di un romanzo sapere sia sempre meglio che ignorare.

Quanto siamo disposti veramente a "farci male"?

Questo non lo so, credo che il prezzo da pagare dipenda da cosa c’è in gioco. In questo romanzo “Fammi male” è una sfida, Ana ha avuto una vita al limite, il suo è più un: credi davvero di potermi fare male dopo tutto quello che ho passato? “Fammi male” è la voglia di riscatto, di rinascita, di rivincita... “Fammi male” è la netta decisione della mia protagonista di non piegarsi allo stato di vittima.

A chi ama il genere Thriller perché consigli di leggere il tuo romanzo?

In questo romanzo ho affrontato una sfida senza precedenti, ho scritto di una vittima che indaga sul proprio omicidio. È stato come scalare il mio personalissimo Himalaya, ma quando l’ho finito, quando ho scritto l’ultima parola e, per così dire, ho guardato il panorama da lassù, ho pensato che ne era valsa la pena. Tutto quell’impegno, il lavoro e la fatica che in cinque anni avevo messo in Fammi Male mi hanno resa orgogliosa. Spero che questo entusiasmo e questa determinazione si respirino fra le righe di Fammi Male.

  • Visite: 1318

INTERVISTA CON STENO

Abbiamo contattato STENO, giovane artista milanese che ha da poco pubblicato "IDENTITÀ", un lavoro compatto e ricco di sonorità rock. Ci ha parlato delle sue nuove composizioni, ci ha aperto le porte del suo mondo musicale e ci ha avvicinato al suo sentimento artistico.
Buona lettura.

Front1. Chi è STENO secondo STENO?
Steno è un musicista che crede molto in quel che fa e che ha in mente molte idee da sviluppare nella sua musica e cerca di realizzarle al meglio, nella maniera anche più minuziosa del termine.

2. Come definiresti la tua musica in tre aggettivi?
Intimista, ragionata e romantica.

3. Ascoltando il tuo ultimo lavoro dal titolo “IDENTITA’”, ci si ritrova coinvolti in un caleidoscopio musicale interessante, dieci canzoni rock che sprigionano energia. Innanzitutto: Come mai questo titolo? Da dove nasce questo disco? Quali sono le tematiche trattate in “Identità”?
Innanzitutto ti ringrazio, credo tu mi abbia fatto uno dei più bei complimenti, sin ora a proposito del mio disco. Il titolo nasce dall’idea dell’appartenenza a sé stessi e di essere (scusa se mi ripeto) un essere unico, con i propri pensieri, con le oscillazioni della mente che fan sicchè si possa ragionare sulle migliori soluzioni sulle opportunità che a ognuno di noi son concesse nel proprio percorso di vita, in un certo senso sono io il tema di Identità. Il trasformarsi, lo sbagliare, l’illuminarsi trascendendo, sino a toccarsi fino in fondo in maniera spirituale. Il disco nasce da forti emozioni vissute durante il percorso di composizione dei miei brani e dal forte amore per la musica. Le tematiche trattate in "Identità" sono la mente, l’amore, il miglioramento ed il progredire.

4. Se dovessi scegliere i due brani di “Identità” che più rappresentano la tua idea di musica, quali sceglieresti? Perchè?
Mi metti in difficoltà, comunque, il primo è "Mon Amour", perchè nonostante a tratti possa sembrare triste, in sé racchiude una forte speranza. Il secondo è "Lieve", perché quando la ascolto mi sembra di guardare un film.
 
5. Musicalmente parlando, qual è il tuo sogno nel cassetto?
Ti sembrerà strano ma di portare la pace nel mondo.

6. Se dovessi consigliare tre band contemporanee, quali sceglieresti?
Alessandro Grazian (Ottimo musicista e compositore di origini venete), Barzin (Musicista di origini iraniane che fa della buona musica intimista e ben suonata) e Bianco, musicista torinese che scrive bene,suona bene e riesce a trasmettere dei bei messaggi. 

  • Visite: 1311

INTERVISTA CON I BELIZE

Abbiamo intervistato i BELIZE che ci hanno raccontato il nuovo disco dal titolo "Graffiti", ci hanno portato nel loro universo musicale, ci hanno parlato della loro grande passione e molto altro.
Buona lettura.

Belize foto di Dali Geralle1) Chi sono i BELIZE secondo i BELIZE?
AHAHAH! I Belize secondo noi non sono altro che 3 ragazzi di provincia che per combattere la noia e divertirsi un po' hanno incominciato a trascorrere insieme tutti i weekend con l'idea in testa di fare musica (e di giocare un po a GTA, vedere serie TV etc etc). Ora da un passatempo che era sta incominciando a diventare una cosa veramente importante.

2) Come definireste la vostra musica in tre aggettivi?
Notturna, Ritmata, Malinconica.

3) Cosa rappresenta per voi la musica (la vostra e quella che ascoltate)?
Ti rispondiamo così: le nostre fidanzate ogni tanto vorrebbero andare i weekend al lago, ma noi niente, preferiamo spippolare con manopole e cavi.

4) Ascoltando il vostro ultimo lavoro dal titolo “Graffiti” , ci si ritrova coinvolti in un vortice di melodie da cui è difficile uscirne. Innanzitutto: Come è nato questo lavoro? Quali sono le idee che sono alla base delle canzoni che lo compongono?
L'idea alla base di tutto è fare musica in italiano, filo-cantautorale con un occhio ben puntato al mondo urban-elettronico, ed è sempre stato così, anche se abbiamo la sensazione di aver raggiunto questo obiettivo solo con “Graffiti”. Graffiti in buona sostanza è nato perchè eravamo troppo contenti del lavoro fatto per “Replica” ,il nostro ep precedente, e non volevamo che rimanesse un lavoro di pochi brani, per cui abbiamo deciso di “allungarlo”. In Graffiti infatti trovate 3 brani di replica, non volevamo lasciarli soli e abbiamo deciso di crearci intorno delle nuove canzoni. Nello specifico per questo disco abbiamo lavorato in libertà assoluta, ovvero da soli, nella band scriviamo tutti le parti strumentali e abbiamo lavorato singolarmente, con molto rispetto e prendendo tutto ciò che di buono è uscito da queste sessioni. Le abbiamo registrate in studio insieme al produttore Giacomo Carlone e infine Riccardo ha costruito sopra un testo ed una melodia.

  • Visite: 1072

INTERVISTA CON FLO

Abbiamo intervistato FLO che ci ha raccontato il suo nuovo lavoro discografico dal titolo “LA MENTIROSA”; ci ha parlato del suo universo musicale, dei progetti futuri, delle influenze musicali e molto altro.
Buona lettura.

wy51wo4g1. Chi è FLO secondo FLO?
Sono, ahimè, un concentrato di tinte forti; non mi piacciono le mezze porzioni se parliamo di sentimenti. Mi piace che la vita mi sorprenda e mi sfidi; io non so stare ferma e non so aspettare. Sono una donna molto coraggiosa e appassionata, impaziente, creativa, ansiosa, poco tollerante e molto solitaria. Nostalgica seppure rido sempre. La musica per me è il punto di equilibrio, la spezia che armonizza questi sapori tanto forti. L’unico interlocutore in grado di farmi ragionare.

2. Come definiresti la tua musica in tre aggettivi?
Sfrontata, appassionata, autentica.

3. Ascoltando il tuo ultimo lavoro dal titolo “LA MENTIROSA”, ci si ritrova coinvolti in un vortice di melodie da cui è difficile uscirne. Innanzitutto: Come mai questo titolo? Come è nato questo lavoro? Quali sono le idee che sono alla base delle canzoni che lo compongono?
Il titolo ha un suono affascinante. Sembra una spezia. Zenzero, cannella e mentirosa… Ma parte la componente evocativa mi interessava ancora di più sparigliare il mazzo. “Che genere fai?” è la domanda me la sento rivolgere da quando quattro anni fa è uscito il mio primo disco. È da allora che non so rispondere. Dopo i miei concerti il pubblico è sempre entusiasta, sorpreso. Eppure continuano a chiedermi: “Che genere è? hanno bisogno di dargli un nome, un’etichetta, hanno bisogno di catalogare nel proprio hard diskmentale un file inaspettato. A volte vorrei rispondere: “Il mio genere sono io!” Poi metto a freno la vanità e rispondo "beh, sono ... canzoni". Eppure ho maturato negli ultimi anni un convincimento chiaro: mi piace generare questo felice smarrimento nelle orecchie e nell'animo di chi mi ascolta. Credo che LA MENTIROSA sia nato così: dalla voglia di osare, di dichiarare ancora di più che la risposta a questa domanda per me non è importante. É importante invece lasciarsi attraversare dalla melodia e viaggiare con essa. È importante sentire che, almeno nella musica, non c'è filo spinato e non c'è il proibito. Ho scritto i testi di queste canzoni in solitudine, lontano da casa, tra Ortigia, Roma e New York; me le cantavo sottovoce, ma già immaginavo per loro una forma musicale piena zeppa, aperta, a tratti pomposa e divertente e a tratti intima e delicata. Ho affidato a Daniele Sepe la produzione artistica ritenendo che un musicista come lui, "di trincea", che di palchi ne ha visti di ogni forma, che di musica tradizionale conosce pregi e difetti, potesse regalare a queste canzoni quella dimensione pulsante, suonata dal vero, estremamente dichiarativa, che avevo in testa. Volevo un disco senza paura.Al lavoro hanno partecipato più di trenta musicisti: dall'arpa al bassotuba, dalla chitarra elettrica al flauto dolce. E poi campane tubolari, tastiere, sitar, cori. Ognuno col suo tocco personale e la sua vitalità, in nome del fine di ogni musica: incontrarsi.

4. Quali sono i tuoi progetti futuri?
Adesso c’è un tour estivo, poi come ogni anno farò un lungo viaggio in autunno in cui generalmente inizio a scrivere un disco nuovo, poi starò
un bel po’ a Parigi per la ripresa di uno spettacolo teatrale e chissà che proprio a Parigi non possa nascere qualche bella collaborazione.

5.Se dovessi consigliare tre band contemporanee, quali sceglieresti?
Mi piacerebbe collaborare con gli Ammar 808 e con Bombino. Ultimamente sto ascoltando i Dirty projectors.

  • Visite: 953

INTERVISTA CON MARPEK

Abbiamo intervistato MARPEK che ha da poco pubblicato l'ep dal titolo “CLEAN CHAKRA”: ci ha introdotti nel suo universo musicale, ci ha parlato dei progetti futuri, delle influenze musicali e molto altro.
Buona lettura.

marpek1. Chi è MARPEK secondo MARPEK?
Quello che di più simile c'è a Martina.

2. Come definiresti la tua musica in tre aggettivi?
Energica, Creativa, Liberatoria.

3. Ascoltando il tuo ultimo lavoro dal titolo “CLEAN CHAKRA”, ci si ritrova coinvolti in un vortice di melodie da cui è difficile uscirne. Innanzitutto: Come mai questo titolo? Come è nato questo lavoro? Quali sono le idee che sono alla base delle canzoni che lo compongono?
Ho l'abitudine di annotare un po' ovunque e appena posso qualsiasi cosa mi passi per la testa. Facendo spazio nella mia libreria ho trovato una nota risalente a qualche tempo fa. Rileggendo ho in qualche modo rivissuto tutto, la sentivo mia e al contempo lontana da quello che sono adesso,
prevalentemente. Ho capito che son sempre riuscita ad uscire da determinate situazioni in maniera "pulita" e ho ritrovato il mio equilibrio eliminando i sensi di colpa. È anche di questo che parla clean chakra. Sono io che rinasco dalle mie ceneri.

4. Quali sono i tuoi progetti futuri?
Continuare a cantare. Stare in giro a bruciare palchi. In senso metaforico, ovviamente.

5. Se dovessi consigliare tre band contemporanee, quali sceglieresti?
Questa è una delle domande più difficili che mi si possano fare. Non è facile scegliere...Direi Arctic Monkeys, Liquido, DVSN.

  • Visite: 1082