”Migratory birds” è il frutto di amore e dedizione: INTERVISTA A VALERIA CAPUTO

 

Abbiamo contattao Valeria Caputo, bravissima cantante e compositrice che ha da poco pubblicato un album delicato ed estremamente dolce: "Migratory Birds". Scoprite cosa ci ha raccontato... 

 

migratoryChi è Valeria Caputo secondo Valeria Caputo?

Eh eh…bella domanda…direi impegnativa! Per me Valeria è una persona complicata anche nella sua interiorità, l’unico modo di “sbrogliarmi” è di esprimermi creativamente. E’ possibile che sia alla continua ricerca di vie di comunicazione alternative che by-passqino le parole…infatti, l’arte in sé esprime e sintetizza molti concetti  e  spiegarla è sempre riduttivo.

 

Come e quando ti sei accorta che i tempi erano maturi per poter intraprendere una carriera musicale?

I tempi non sono mai maturi. Ho cercato di “essere”…mi sono persa e ritrovata mille volte (e probabilmente continuerò a farlo)… guarda caso sono a mio agio solo quando posso esprimermi in un ambiente creativo e stimolante. Bene, basta dirselo! E’ questa la conquista più grande.
Una carriera musicale è il risultato di un percorso di vita. E’ un po’ come quando sei innamorato di una persona e non fai altro che pensarla, poi ti chiedono “quando hai deciso di innamorarti?”.

 

Da poco tempo è uscito il tuo nuovo album “Migratory birds”. Quali sono gli ingredienti di questo disco? Quali argomenti hai toccato?

Vediamo…non vorrei ripetermi…”Migratory birds” è il frutto di amore e dedizione…si, direi questi gli ingredienti principali…ma anche di un sentimento agrodolce tra malinconia e speranza…già.
Gli argomenti toccati vanno dalla sfera personale per arrivare a temi di più ampio respiro come la guerra e l’ingiustizia, l’abuso di potere e la schiavitù nelle sue varie forme (come in It’s Wrong).
Certo è che il tema del viaggio è centrale e che ”Migratory birds” è autentico…dalla prima stesura dei brani fino all’ultimo goccio di riverbero.

 

Come sono nate le canzoni (sia da un punto di vista testuale che per quanto riguarda gli arrangiamenti)?valecapu2

Beh, certe sono rivelazioni un po’ intime. Diciamo che mi piace raccontare che quando ho l’ispirazione per creare, sono presa da uno stato febbricitante in cui mi assento (o forse mi presento?)…per questo non mi è possibile del tutto accedervi, né lo voglio sapere.

Posso dire che un processo (solitamente e forse apparentemente) più lungo è dedicato i testi, sia per la questione “inglese”, sia per l’elaborazione che può spalmarsi nel tempo ad intermittenza. Lascio lavorare spesso il mio inconscio e poi, quando sento di essere pronta, scrivo. Altre volte musica e testo vanno di pari passo.

 


“Migratory birds” è un album delicato, soave, sognante, puro, straordinariamente emozionale, suggestivo (la lista degli aggettivi potrebbe andare avanti ancora per molto). Su tutto emerge l'uso della tua voce. Come riesci a 'modularla' all'interno dei singoli brani? Sono i brani che seguono la tua voce o viceversa?

E’ la melodia che guida l’idea musicale, certo anche la parte armonica vuole la sua attenzione!

Sono una cantautrice, quindi canto ciò che scrivo…direi che il concetto è chiaro. Sono io, che mi presento con la mia musica, con i mezzi che possiedo per comunicare. La voce è uno strumento primario, tanto istintivo quanto complesso che mi affascina e di fronte al quale mi pongo come davanti ad uno specchio. Indago le sue possibilità rispetto alle mie idee, per avere la possibilità di rivelarmi.

 

Da dove hai preso ispirazione per concepire questi brani?

L’ispirazione arriva. Potrebbe ad esempio generarsi dal mio tentativo di cogliere e fotografare attimi tanto piccoli quanto intensi che fanno parte della mia esperienza personale. Direi che sarebbe riduttivo entrare troppo nei dettagli…comunque spesso  lavoro per immagini…è una sorta di memoria visiva che mi guida nei diversi colori tra melodie ed accordi.

 

Quali sono i tuoi impegni futuri? Tour, collaborazioni, registrazioni?

Tra i miei impegni futuri, direi imminenti, c’è il tour “Migratory Birds” per la presentazione dell’album. Le date vengono costantemente aggiornate ed è possibile consultarle sul mio sito a questo link .

Alle collaborazioni sono sempre aperta e non nascondo che mi piacerebbe fare qualche esperienza come produttore…chissà, prima o poi!

 

 

caputo1Se dovessi consigliare tre artisti contemporanei (band, cantanti, scrittori, pittori, attori...) quali sono i primi tre nomi che ti vengono in mente?

Tra i contemporanei penso ad una grande donna e poetessa, alla quale ultimamente mi sto dedicando con alcuni approfondimenti, la cara Alda Merini. Un personaggio tanto delicato quanto intenso che non ha bisogno di presentazioni.
Penso poi ad un altro nostro contemporaneo a cui ho dedicato la parte scritta della mia tesi di laurea: Bruno Bozzetto…un creativo dei nostri tempi, una tra le punte di diamante in Italia, tutt’oggi in costante attività con la “Bozzetto Film” (http://www.bozzetto.com/). E’ possibile leggere un estratto della mia tesi che riguarda “la sonorizzazione nelle animazioni di B.Bozzetto, qui (http://www.musicaelettronica.it/recensioni/audiovedere-bruno-bozzetto/)
Il terzo a cui penso è Akira Kurosawa, da ragazzina fui letteralmente folgorata dal suo capolavoro assoluto, “Dreams”, che vidi al cinema e che mi ha aperto un mondo sulla cultura orientale che apprezzo molto. Un regista visionario e lungimirante che apre un immaginario tra il mistico e il fantastico che mi ha suggestionato ed ispirato molto con la sua poetica.

 

Cosa ne pensi del trattamento riservato oggi alla musica in Italia, dalla possibilità di emergere alle difficoltà nel trovare date per potersi esprimere?

La musica, come tante altre forme d’arte che fanno parte della nostra cultura, in Italia deve sgomitare un po’. La condizione dell’artista è sempre un po’ bistrattata e molto spesso è valutato più per la sua visibilità (a volte parliamo di fenomeni d’attrazione più che di artisti?) che per un senso critico sviluppato dal “potenziale fruitore contemporaneo”. Penso che una buona fascia di pubblico non sia stata sensibilizzata abbastanza proprio per le scarse occasioni che si hanno di entrare in contatto con forme di cultura e  per il costo che essa ha…un po’ anche per la diseducazione che la TV, nella stragrande maggioranza dei casi, ancora oggi trasmette. E’ anche vero che molte occasioni di usufruire di eventi gratuitamente non sono sfruttate abbastanza dalla popolazione…le persone sembrano impigrite e anche un po’ apatiche, per cui quelli che partecipano agli eventi culturali sono sempre i soliti e non c’è ricircolo. Spesso, è un nostro impegno cercare di coinvolgere il pubblico, ma anche le istituzioni hanno un preciso compito in questo senso. Non vorrei entrare in discorsi retorici per cui mi limiterò a fare una considerazione nei confronti di un nuovo fenomeno autentico e vivo che sta nascendo. Ho notato con piacere che i cittadini motivati (fossero anche sempre i soliti) “agiscono uniti” per una causa, molto spesso riguardante contenuti culturali, fino ad arrivare a coinvolgere le istituzioni. “La spinta dal basso” potrebbe rivoluzionare e riprendersi l’autorità di riconoscere, riavviare e ridare dignità a molte forme di espressione artistiche e comportarsi da esempio per risvegliare la coscienza dei cittadini più pigri. Sono certa che quando tutti ci impegneremo un po’ di più, la musica e in genere l’arte, senza escludere le occasioni di condivisione della cultura italiana, nelle loro forme più autentiche e oneste, non mancheranno di farsi sentire e di essere apprezzate…e non ultimo, di spazzare via le situazioni vendute, speculative e scorrette che oramai, personalmente, mi hanno saturata. Queste, organizzate ad hoc per “distrarci” e “distoglierci” dai temi e dalle occasioni “vere”  di condivisione trasmettono contenuti distorti, creano false forme di realtà, ci “scollano” dal vero sentire ipnotizzandoci con mezzucci e poco altro, non sono le uniche responsabili di questo “lassismo culturale”. Anche noi adulti, i genitori e i nonni, gli insegnanti e quanti più ne hanno coscienza, devono assumersi il compito di non lasciarsi andare, di amare i propri figli, amici, fratelli, nipoti e non abbandonarli in pasto a certe demenzialità. Con un po’ di amore in più per noi stessi possiamo ottenere molto più anche per il nostro prossimo.

 

  • Visite: 2466

"Il nome della band è una presa in giro verso tutta la gente bigotta": intervista agli ACID BRAINS

 

Abbiamo contattato gli ACID BRAINS, freschi di pubblicazione di "Maybe": ci hanno raccontato del nuovo disco, delle loro origini, del futuro, dei loro gusti artistici e molto altro...

 

acidbrChi sono gli Acid Brains?
Gli Acid Brains sono: Stefano Giambastiani: voce e chitarra, Alfredo Bechelli: chitarra, Antonio Amatulli: basso, Stefano Marchi: batteria. Siamo attivi dal 1997 e abbiamo fatto più di 200 concerti in “carriera”. Abbiamo 3 cd autoprodotti e 4 cd ufficiali: “The end of the show” (2004 U.d.u records) “Far away” (2006 U.d.u records/Fridge Italia/Goodfellas)”Do it better” (2009 Fridge records/Goodfellas) e il nuovo album , uscito ad inizio ottobre 2012, “Maybe” (Red cat records/Audioglobe). Siamo una band che principalmente fa un mix tra alternative rock/grunge/stoner e punk ma abbiamo un sacco di contaminazioni da generi diversi ..


Da dove deriva il nome della band?
Il nome della band è una presa in giro verso tutta la gente bigotta che ti giudica prima di conoscerti e che si basa solo dall'apparenza: per la precisione è dovuto al fatto che quando eravamo molto giovani (e un po' anche ora ) avevamo look / idee stravaganti o comunque fuori dagli standard imposti dalla società e quindi passavamo per poco di buono e venivamo guardati male quando invece alla fine siamo tutti delle brave persone...da li Acid Brains ...


Come si è formata la band?
Si è formata nel periodo della scuola, ci siamo conosciuti io (Stefano Giambastiani) e il batterista (Stefano Marchi) e, essendo entrambi amanti di un certo tipo di musica, avevamo un sacco di voglia di suonare e di sfogare la nostra rabbia. In poco tempo così è iniziata l'avventura degli Acid Brains.


Ad inizio ottobre 2012 è uscito il vostro album dal titolo "Maybe". Quali sono gli ingredienti di questo disco?
Sicuramente la rabbia, l'amore, la sincerità, tanta passione, tanta voglia di esprimersi e di dire quello che nella vita ti devi tenere dentro, di sfogarsi, di essere diretti e di usare la musica per far provare emozioni alle altre persone e per condividere le nostre esperienze.

 

Di quali argomenti avete parlato?
Senz'altro l'argomento del disco è la vita vissuta, con tutti gli alti e bassi con cui ci troviamo a sbattere, dal lavoro all' amore, l' amicizia, gli stronzi che ci sono in giro, la falsità e l' ipocrisia che c è nel mondo etc ma sempre con la viva speranza che le cose possano cambiare e migliorare e con la consapevolezza di avere un identità propria, le proprie idee e qualcosa da dire.

 

Come sono nate le canzoni (sia da un punto di vista testuale che per quanto riguarda gli arrangiamenti)?
Tutte le canzoni sono nate in seguito ad esperienze, belle o brutte, di vita vissuta e sono nate di botto, spontaneamente, senza troppi ragionamenti, sia per la musica che per i testi, sono frammenti di esperienze di vita messe in musica, con dentro le sensazioni e le emozioni che ogni esperienza ha lasciato...C' è un approccio molto punk e molto semplice, non siamo dei tecnici ma credo che alla fine questo tipo di approccio paga parecchio nella musica.

 

Ascoltando "Maybe", si viene coinvolti in un turbinio di rock, grunge, stoner, punk e molto altro. Da dove avete preso spunto per concepire questi brani?
Personalmente ascolto un sacco di musica di un sacco di generi diversi e trovo limitativo sentire sempre le solite cose; detto questo tutti questi input sono serviti a influenzare il modo di scrivere le canzoni e a farmi venire voglia di spaziare su più fronti mettendoci dentro un po tutto quello che mi fa provare emozioni.acid2


Quali sono i vostri impegni futuri?
Promuovere al meglio questo album, suonare parecchio in giro, fare uscire il video di “All they want to go”, scrivere nuove canzoni e dare il massimo per far girare gli Acid Brains il più possibile in Italia e non solo.

Tour, collaborazioni, registrazioni?
Per quanto riguarda le registrazioni penso che per un po non registreremo altro visto che abbiamo appena fatto il disco nuovo, collaborazioni ne abbiamo parecchie a livello di scambio data e supporto reciproco con varie band Italiane e per il tour inizieremo davvero a fare varie date in giro per l'Italia (e spero non solo) da inizio 2013.

 

Se doveste consigliare tre artisti contemporanei (band, cantanti, scrittori, pittori, attori...) quali sono i primi tre nomi che vi vengono in mente?
Per me nella musica : Foo fighters, Queens of the stone age e Radiohead per gli artisti stranieri , Verdena,Teatro degli Orrori,Marlene Kuntz e anche gli Zu per quanto riguarda gli Italiani...Per quanto riguarda scrittori, pittori ed attori quelli che piacciono a me sono tutti ormai non più contemporanei.

 

Cosa ne pensate del trattamento riservato oggi alla musica in Italia, dalla possibilità di emergere alle difficoltà nel trovare date per potersi esprimere?
In Italia la situazione non è facile e lo sappiamo bene tutti, i locali preferiscono le cover band perchè almeno la gente conosce le canzoni e portano gente, non c'è né curiosità né interesse verso chi fa musica inedita , le band che fanno le loro canzoni vengano pagate pochissimo, nessuno investe su di te e devi farti tutto da solo perchè è veramente MOLTO difficile trovare qualcuno che ti aiuta. Ancora peggio sta diventando trovare concerti con i locali che sono in crisi e cercano sempre di risparmiare sul cachet e di andare sul sicuro....Inoltre con internet tutti scaricano la musica ed è ancora più difficile vendere dischi...Insomma che dire, la situazione non è bella ,anzi fa abbastanza schifo, l'unica cosa è crederci e mettercela tutta, ingegnarsi e cercare di sbattersi il più possibile nel farsi contatti, fare scambi date etc, insistere con i locali che se la “tirano”, non arrendersi mai....nella speranza che le cose migliorino e che esista ancora la possibilità che qualcuno possa notarti e investire su di te...

  • Visite: 1849

"Cantare in italiano è difficile e nello stesso affascinante": INTERVISTA AI SINTOMI DI GIOIA

sintomi-di-gioiaÈ uscito da poco un album bellissimo, pieno di spunti interessanti, e gli artefici sono due ragazzi (Luca Grossi e Fausto Franchini): i Sintomi di Gioia. Con lo zampino di Umberto Maria Giardini (ex Moltheni) alla co-produzione e non solo, l'album omonimo è un gioiellino che si consiglia di ascoltare all'alba o al tramonto.
Abbiamo contattato la band per farci raccontare come sono nate le canzoni, le loro fonti di ispirazione per il disco, i loro impegni futuri, la collaborazione con Umberto Maria Giardini, il loro punto di vista sulla musica oggi in Italia e molto altro.

 

Chi sono i Sintomi di gioia?
Sono Luca Grossi e Fausto Franchini

 

Da dove deriva il nome della band?
Era il titolo di una canzone che ho scritto ormai molti anni fa

 

Come si è formata la band?
Suoniamo insieme dai tempi del liceo

 

A fine ottobre 2012 è uscito il vostro album omonimo. Quali sono gli ingredienti di questo disco? Di quali argomenti avete parlato?
Sono gli ingredienti che servono a comporre canzoni nel modo più classico. Abbiamo scartato molti brani e abbiamo scelto solo quelli che sembravano funzionare anche “chitarra e voce”, abbiamo privilegiato gli ingredienti base. I testi parlano della mia vita, se penso a “Di Blu” oppure a “Ordine”, e dell’atmosfera generale che respiriamo in questo momento storico, come in “Canzone per T” e “Varietà”.

 

La produzione artistica del disco è stata affidata a Umberto Maria Giardini. Come è nata questa collaborazione? Nel disco, inoltre, indossa anche i panni di batterista: come mai questa scelta?
E’ nata spontaneamente. Ho spedito 5 brani ad Umberto, lui mi ha risposto e ci siamo accordati per incontrarci in uno studio di Padova. Alla fine delle prime prove sapevamo che avremmo lavorato insieme. Ci siamo concentrati su diversi aspetti delle canzoni. Umberto ci ha aiutato a “fare pace” con i nostri limiti dandoci un metodo per tirare fuori la parte migliore sia sulla scrittura che sull’esecuzione.
Per quanto riguarda la batteria, i brani che ha suonato Umberto in studio sono gli stessi che suonava già in sala prove e quindi è stata una decisione naturale, i restanti li ho suonati io.

 

Come sono nate le canzoni (sia da un punto di vista testuale che per quanto riguarda gli arrangiamenti)?sdg2
Ogni canzone ha una sua storia, legata ad uno specifico momento della mia vita, ed è vestita con un arrangiamento che crediamo sia adeguato al messaggio e alle immagini che evoca. Abbiamo scelto di non avere lo stesso set di strumenti ma di valutare canzone per canzone quale strumento suonare e chi avrebbe dovuto suonarlo. Ora siamo un duo e questi sono i pregi.

 

Da dove avete preso spunto per concepire questi brani?
Se ti riferisci agli spunti musicali sicuramente sono molti, italiani e non. Devo dire che la musica italiana del passato mi prende sempre di più. Più cresco e più mi rendo conto che cantare in italiano è difficile e nello stesso affascinante.

 

Quali sono i vostri impegni futuri?

Mi piacerebbe fare un EP con alcune delle canzoni che non abbiamo inserito in questo disco. Parallelamente credo uscirà un arrangiamento per quartetto d’archi di un nostro vecchio brano.

 

Tour, collaborazioni, registrazioni?
Vorrei trovare una collaborazione per produrre una colonna sonora. Stiamo pensando anche di registrare un live in studio con un ospite che si occupi della parte ritmica dei brani ma chissà….

 

Se doveste consigliare tre artisti contemporanei (band, cantanti, scrittori, pittori, attori...) quali sono i primi tre nomi che vi vengono in mente?
Pittore: Marco Mazzoni. Attore: Pier Luigi Pasino (consiglio a tutti la webserie “ByMySide”). Musica: Sintomi di gioia.

 

Cosa ne pensate del trattamento riservato oggi alla musica in Italia, dalla possibilità di emergere alle difficoltà nel trovare date per potersi esprimere?
La musica in Italia è trattata male e non parlo direttamente del nostro contesto. E’ trattata male dalle istituzioni e diventa sempre più spesso il corredo di spettacoli televisivi.
La musica appare sempre più raramente nella lista delle discipline che rappresentano la cultura mentre, al contrario, ci si dovrebbe lavorare con tutti i mezzi e ad ogni livello: didattico nelle scuole, commerciale nei teatri ed editoriale. Bisognerebbe sostenere il “made in Italy” musicale con orgoglio ed energia. Vorrei che le radio italiane avessero una programmazione ricca di musica italiana, preferirei ascoltare molta musica brutta ma italiana piuttosto che musica brutta americana o inglese. Siamo vittime di un’esterofilia compulsiva che le radio continuano a sponsorizzare. Per di più credo che i talent show non siano la soluzione per una crescita musicale collettiva ma forse addirittura il contrario.
Emergere è difficile da sempre, ma questo è un discorso probabilmente troppo complesso da fare qui e poi preferisco l’autocritica rispetto la polemica.
Quanto ai concerti, trovarli è molto difficile e anche qui si torna al discorso dal maltrattamento della musica legato in questo caso alle condizioni delle strutture dove si può fare musica….un buon punto di partenza sarebbe insonorizzare i locali in cui si suona per fare in modo che il pubblico riesca a sentire in maniera decente. Da questo punto di vista non ci vogliono grossi investimenti, sono solo piccoli accorgimenti che migliorerebbero di molto gli spettacoli, soprattutto quelli in luoghi piccoli.

  • Visite: 2237

VIDEOINTERVISTA E PHOTOGALLERY : DANIELE FARAOTTI

farLa Daniele Faraotti Band è un trio (Daniele Faraotti - Voce e chitarra / Ernesto Geldes - Batteria / Enrico mazzotti - Basso) che ha pubblicato per Bombanella Records "Canzoni in salita" a metà 2012, secondo album del gruppo. I tre mescolano perbene le carte ed ottengono un mix di indie, rock, pop, progressive, e molto altro. Il risultato finale è come un'esplosione di colori, migliaia di riflessi, partendo da ritmiche poderose e spesso dispari, passando per melodie accattivanti fino ad arrivare ad una visione del fare musica da un punto di vista molto originale. Ascoltando l'album colpisce lo stile della Daniele Faraotti Band che non segue schemi o clichès preordinati perchè rifugge da paletti e limitazioni artistiche che spesso ingabbiano i compositori di musica oggi. Ecco, due caratteristiche che emergono da queste dieci canzoni è la libertà e il coraggio che il gruppo ha dimostrato nel plasmare un 'viaggio musicale' che non strizza l'occhio a mode o a trend. Anche di "Canzoni in salita" abbiamo parlato con Daniele Faraotti che, con la massima disponibilità e gentilezza, ha risposto alle nostre domande. Buona visione.


Guarda la videointervista

Guarda la photogallery (a cura di Francesco Fanale)

 

  • Visite: 2208

"Ormai fa molta più sensazione un nuovo ascoltatore che una nuova band" : INTERVISTA AI VAN HOUTENS

Abbiamo contattato via mail i Van Houtens che da pochissimo tempo hanno pubblicato l'album "Flop". Ci hanno raccontato un pò di cose tra ironia e consapevolezza..

vanh2

 

Chi sono i The Van Houtens secondo i Van Houtens?

Una band di sopravvivenza metropolitana

 

Da dove deriva il nome della band?

The Van Houtens è lanagramma diHeavens hot nuts

 

Come si è formata la band?

Qualche anno fa ho acceso il computer, registrato dei brani e poi ho fatto finta che insieme a me ci fossero anche altre persone

 

Nel maggio 2012 è uscito il vostro album dal titolo "Flop". Quali sono gli ingredienti di questo disco?

Si tratta di dieci brani catalogabili nella macro-categoria “POP”, sono in inglese quindi non così interessanti per il panorama italiano attuale…a me piacciono quasi tutti

 FLOP-cover-400x412

Di quali argomenti avete parlato?

Cristian detto “Soldi”, il nostro produttore, non ha voluto inserire i testi nel booklet dell’album. Non è stata una scelta volta al risparmio in tempi di austerity, il motivo è da ricercarsi nella banalità dei testi. Adesso però sto provando a scrivere un brano che tratta di una proposta libertaria per una politica dei limiti allo sviluppo, ma sono ancora in alto mare.

 

Come sono nate le canzoni (sia da un punto di vista testuale che per quanto riguarda gli arrangiamenti)?

Non mi piace scrivere testi introspettivi, di protesta o canzoni d’amore standard…preferisco  raccontare di A che si innamora di B e poi arriva l’imprevisto C. Chiaramente A, B e C possono essere persone di qualsiasi sesso, ma anche vizi, macchine sportive o prodotti alimentari. Per quanto riguarda gli arrangiamenti bla bla bla.

 

Ascoltando "Flop", l'ascoltatore viene catapultato in una dimensione quasi ludica, giocosa e colorata. Da dove avete preso spunto per concepire questi brani?

I brani sono nati per gioco e  penso che, nonostante siano passati sotto la gogna di uno studio di registrazione, la dimensione ludica si possa comunque percepire.

 

Quali sono i vostri impegni futuri?

Sposarci

 

Tour, collaborazioni, registrazioni?

Stiamo facendo un po’ di  date qua e là, seguite gli aggiornamenti sulla nostra pagina facebook. Dal vivo suoniamo tutte le canzoni dell’album tranne una e parliamo molto con il pubblico, che raramente risponde. A fine ottobre uscirà “I Want to Tell you”, il nostro secondo singolo con tanto di videoclip…so che tutti parlano bene delle proprie cose dunque evito di dire che il pezzo è molto catchy e il video è davvero figo (anche se non contiene immagini pornografiche).

vanhout

Se doveste consigliare tre artisti contemporanei (band, cantanti, scrittori, pittori, attori...) quali sono i primi tre nomi che vi vengono in mente?

Enver, un writer della nuova scuola di Manhattan, molto bravo. C’è questo stucchista (lo stucchismo è pittura figurativa in opposizione all'arte concettuale), Simòn Sac, che fa delle cose davvero interessanti. E poi ci piace molto anche Dente. 

 

Cosa ne pensate del trattamento riservato oggi alla musica in Italia, dalla possibilità di emergere alle difficoltà nel trovare date per potersi esprimere?

Ormai fa molta più sensazione un nuovo ascoltatore che una nuova band.

 

  • Visite: 2117