"Il Folle Volo" tra Nick Drake,Pj Harvey,Jeff Buckley e John Lennon : INTERVISTA A NICOLETTA NOÈ

Abbiamo contattato Nicoletta Noè (al secolo Nicoletta Grazzani) che ci ha raccontato del suo nuovo album dal titolo "Il folle volo", del suo passato, dei suoi progetti, dei suoi gusti musicali e molto altro. Buona Lettura

 

noe1Chi è Nicoletta Noè secondo Nicoletta Noè?
Nicoletta Noè è un’eroina semplice, umile, sensibile, elegante in lotta contro il suo alter ego…Nicoletta Grazzani. Il cognome acquisito vuole essere un omaggio alla nonna, donna che incarna queste qualità; mia nonna era donna d’altri tempi, siciliana dal temperamento forte e dolce allo stesso tempo, saggia, schietta, affidabile, onesta e determinata. Ho voluto portare con me il suo cognome nella speranza di poter ereditare queste doti e farle mie in ambito artistico, musicale.

 

Quando e come hai deciso di intraprendere la carriera discografica?
La musica c’è sempre stata ma ho iniziato a prenderla sul serio solo quando qualcuno, sentendomi cantare e suonare, mi ha preso seriamente in considerazione, consentendomi di studiare.
L’anno scorso, quando mi è stato proposto di firmare un contratto discografico ho capito che non solo ero fortunata ma che forse dovevo iniziare a credere davvero in ciò che stava succedendo e che si stava creando attorno a me. Oggi esistono ancora persone che abbracciano un progetto perché ci credono, investendo con cura e pazienza, tempo, energie,soldi, …tutto ciò è raro e fantastico. Queste persone si chiamano Max Messina, Vince Pastano, Antonello D’urso, produzione artistica ed esecutiva del disco ( Liquido Records). Al momento non c’è nessuna agenzia di booking che ci aiuti a trovare delle date, facciamo tutto da soli, ed è dura, ma nonostante il cattivo periodo non possiamo di certo perderci d’animo o gettare la spugna.

 

A fine ottobre 2012 è uscito il tuo album intitolato “Il folle volo”. Come mai questo titolo? Quali sono gli ingredienti di questo disco? Di quali argomenti hai parlato?
Folle è il volo dell’Ulisse dantesco, il quale cerca di superare temerariamente i limiti imposti all’uomo dalla natura, e di placare un’insaziabile sete d’infinito. Folle è il Volo di Icaro che ,colto dall’ebbrezza, si accosta troppo al sole…entrambi periscono in mare, sprofondano negli abissi dopo aver cercato l’ignoto. Il Folle Volo è un viaggio nell’inconscio, nelle fragilità e nell’istinto dell’essere umano. Simbolizza ciò che da sempre anima e nutre la conoscenza dell’uomo, ossia la curiosità.
Nel brano omonimo descrivo degli uccellini appena nati, avvolti in un’atmosfera gelida, quasi notturna, dove il vento agita gli alberi su cui loro trovano asilo. Da un momento all’altro si scoprono costretti a spiccare il volo…un volo irrazionale, folle, come la vita stessa che richiede queste prove di sopravvivenza,
noecoverprove di curiosità.
Il Folle Volo è un diario aperto che raccoglie storie, realtà vissute, sublimate o semplicemente immaginate, brani scritti in periodi diversi della mia vita, dall’adolescenza fino ai giorni delle registrazioni.
Il suono del disco è nato dall’incontro tra il mio mondo e quello di Vince Pastano, Max Messina, Antonello D’urso. Il lavoro è stato impreziosito dalla presenza di: Bonomo, Andrea Costa (Quintorigo), Tommaso Tam, Tiziano De Siati. Molto è stato sperimentato in fase di registrazione presso le Excantine di Imola, studio di Simone Casadio Pirazzoli.
Il chitarrismo di Vince Pastano e il suo amore per le sonorità dilatate di Daniel Lanois e dei Sigur Ros mischiate al tribalismo percussivo di Max Messina e al buon gusto di Antonello D’Urso, rendono il sound della Liquido Records riconoscibile.

 

Come sono nate le canzoni (sia da un punto di vista testuale che per quanto riguarda gli arrangiamenti)? Da dove hai preso spunto per concepire questi brani? Quali sono state le tue fonti di ispirazione?
Penso che molto di ciò che vediamo, leggiamo,ascoltiamo venga digerito nella memoria e poi rielaborato. Nick Drake ha suscitato in me l’amore per le accordature aperte, l’amore per la dimensione intimista del folk, Pj Harvey per la capacità di reinventarsi e di sviluppare un suono personalissimo che mi ha indubbiamente influenzato, Jeff Buckley per la spiritualità contenuta nella sua musica, John Lennon perché è un fuoco sempre acceso: un demone che ispira, brucia, non invecchia mai. E poi credo che il Martin Gore più romantico abbia lasciato in me, anche lui, il suo segno.
Devo molto a chi attraverso l’arte mi ha comunicato onestà, creatività e originalità, quindi bellezza.

 

“Non mi ricordi più” è una canzone bellissima, da brividi. Puoi raccontarci come è nata?
Nella scrittura dei testi ho scoperto di lasciarmi ispirare molto dal tipo strumento, dal suo timbro. Mi sono avvicinata all’autoharp e ho scritto “Non mi ricordi più”, canzone che con un altro strumento, credo non sarebbe mai nata . L’autoharp è uno strumento magico, romantico, gotico, mi ha folgorata. Per questo brano in particolare, penso di essere stata ispirata da alcuni romanzi ottocenteschi e dal luogo in cui sono nata e cresciuta: la campagna lombarda, con la sua nebbia, i suoi rigagnoli, l’umidità, la sua natura morta e l’autunno sempre dietro le porte.

 

noe3Quali sono i tuoi impegni futuri? Tour, collaborazioni, registrazioni?
Sto cercando di promuovere il disco, con i musicisti che mi hanno accompagnata nel disco: Max Messina( percussioni) Vince Pastano(chitarre effetti,) Tommaso Tam (basso). Ho già i brani per il secondo disco e vorrei registrare ma in questo periodo so che non posso permettermi di avere fretta…comunque vi terrò informati: www.nicolettanoe.com
Con la cantautrice Francesca Romana Perrotta a breve presenteremo “Les Madames”, duo acustico che rivisita con gusto femminile alcuni brani della canzone d’autore italiana fino ai giorni nostri, ai nostri stessi brani; parole e musica saranno accompagnate dalla presenza di altre forme espressive:danza, pittura, fotografia.
Attualmente vivo in Romagna e lavoro in tre scuole di musica, insegno canto e musica e pratico volontariato in una ludoteca, in un centro educativo. Amo anche questo lavoro, perché mi rende umana e abbastanza indipendente da eventuali, spiacevoli compromessi che il mercato della musica potrebbe richiedere.

 

Se dovessi consigliare tre artisti contemporanei (band, cantanti, scrittori, pittori, attori...) quali sono i primi tre nomi che ti vengono in mente?
Monet, Lennon e McCartney, e Gustave Flaubert sono artisti troppo contemporanei per i miei gusti… Posso consigliare l’ascolto di un cantautore emergente il cui disco è appena uscito: Bonomo , “Il Generale Inverno”. C’è una rivista culturale che trovo molto interessante, un mensile gratuito: Gagarin orbite culturali.
Il consiglio più grande che mi sento di dare è quello di ritagliarsi del tempo lontano dal computer per leggere e conoscere i grandi del passato, in tutti i campi. Imparare a suonare uno strumento, visitare musei, mostre, biblioteche, tornare a parlare con le persone, fisicamente, tornare a guardarsi negli occhi. Ultimo suggerimento: guardate Sylvie Guillem mentre balla oppure una registrazione in cui Alessandra Ferri è ballerina protagonista. Il mondo nonostante tutto concede ancora piccoli grandi miracoli.

 

noe2Cosa ne pensi del trattamento riservato oggi alla musica in Italia, dalla possibilità di emergere alle difficoltà nel trovare date per potersi esprimere?
Se un Paese considera la cultura e l’arte come qualcosa di accessorio alla vita, se premia chi non ha né competenza né spessore, se ruba i soldi ai poveri per privilegiare i ricchi, se si interessa ai giovani solo per questioni di marketing, non solo penso sia un Paese votato all’autodistruzione ma mi chiedo perché, nei confronti del settore musicale, dovrebbe riservare un trattamento diverso, più serio o rispettoso.
Oggi si ha la percezione che tutto debba essere fruito molto velocemente e che altrettanto velocemente possa essere dimenticato. Da una parte, i mezzi tecnologici, internet, rendono più democratica la produzione e la diffusione della musica, dall'altra parte l'offerta è troppa e non si ha più il tempo di apprezzare un artista, comprenderne il linguaggio, entrare nella complessità di un progetto. Il rischio è di svalutare la musica, ridurre la sua profondità e il modo di concepirla e di ascoltarla.Basta guardare come trattiamo le cose che ci circondano e come le consumiamo per comprendere che la crisi è di natura culturale oltre che economica, e che inevitabilmente si riflette e si rifletterà in tutti i settori.
Come scrive G. Anders in “L’Uomo è antiquato,vol 2: Sulla distruzione della vita nell’epoca della terza rivoluzione industriale” (1980): “l’umanità che tratta il mondo come un mondo da buttar via tratta anche se stessa come un’umanità da buttar via”.
La solidarietà forse potrebbe salvarci, anche in ambito musicale.