'La musica è dire qualcosa e prendere posizione' : intervista a IL REBUS

Abbiamo intervistato IL REBUS, giovane band che esce oggi 27 gennaio 2015 con il suo nuovo disco dal titolo "A cosa stai pensando?". Ci hanno raccontato le nuove canzoni, i loro gusti musicali, i loro progetti futuri e molto altro. Buona lettura!

rsz cover album1. Chi è IL REBUS secondo IL REBUS?

Il Rebus è l’insieme di quattro persone che vogliono usare la musica per dire qualcosa che smuova il pensiero.

2. Come definireste la vostra musica? Se doveste dare tre aggettivi alla vostra musica, quali scegliereste?

La nostra musica è il nostro punto di vista rispetto a quello che ci succede e che succede in questo mondo, cerchiamo di carpire il succo di un fatto e di metterlo in musica. La nostra musica è diretta, vera e criticabile.

3. Da dove viene il nome della vostra band?

La scelta del nome Il Rebus è stata assolutamente casuale; ci piaceva come suonava. Finché non ci siamo accorti che l’etimologia del termine è estremamente legata a quello che facciamo. Infatti rebus significa per mezzo di oggetti e noi proprio per mezzo dei nostri oggetti, ovvero le nostre canzoni, esprimiamo il nostro punto di vista in musica.

4. Cosa rappresenta per voi la musica (la vostra e quella che ascoltate)?

La musica è dire qualcosa e prendere una posizione. È esporsi, è mettere se stessi all’interno di un arrangiamento o dentro le parole. La musica dovrebbe essere verità e riflesso di chi la suona. Non ci piace la musica preconfezionata o decisa a tavolino perché è qualcosa di già digerito, poco reale e non ci rappresenta. Di conseguenza ciò che cerchiamo nella musica degli altri è la credibilità che molto spesso corrisponde con qualcosa di genuino e vero.

5. Ascoltando il vostro ultimo lavoro dal titolo “A cosa stai pensando?” , ci si ritrova coinvolti in un vortice di melodie da cui è difficile uscirne. Innanzitutto: Come è nato questo lavoro? Perchè questo titolo? Quali sono le idee che sono alla base delle canzoni che lo compongono?

Questo lavoro è nato in maniera molto naturale: avevamo dei pezzi, li abbiamo suonati in un sacco di live e in diverse forme e ci siamo ritrovati ad un punto in cui l’unica cosa che restava da fare era sgrezzarli e definirli, registrarli e proporli al pubblico al meglio delle nostre possibilità. Il titolo è stata una fortunata intuizione del nostro chitarrista, Daniele Molteni, che ha riassunto in questo modo il nostro periodo storico e quindi questo disco, con una “semplice” domanda che ci viene posta ogni volta che apriamo il centro del mondo odierno, Facebook. Infatti il titolo riassume benissimo le tematiche trattate e le idee che circolano all’interno dell’album, dato che ormai tutti hanno un’idea su tutto ma poi ci si ferma al “A Cosa Stai Pensando?” dei social. Il centro di questo album sono la distorsione della realtà pur di apparire, pur di governare, pur di fare i propri comodi, e la mancanza di concretezza. Dobbiamo anche dire che questo lavoro ha assunto delle sonorità molto più spinte e scure rispetto a quello che pensavamo, grazie alla produzione artistica di Max Zanotti e Tancredi Barbuscia che hanno sicuramente portato il loro background di gusti e idee all’interno del progetto integrandosi senza snaturare ciò che è il nostro sound.

6. Quali sono i vostri progetti futuri?

Far sentire a tutti “A Cosa Stai Pensando? ” quindi fare live, conoscere gente, confrontarsi su questo disco e trovare nuovi stimoli per scrivere un nuovo album che ci dia le stessa soddisfazione artistica di questo.

7. Musicalmente parlando, qual è il vostro sogno nel cassetto?

Un nuovo disco e trovare un pubblico sempre più ampio e che apprezzi il nostro lavoro. Trovare qualcuno che creda in noi come band così come nel nostro messaggio, esattamente come ci crediamo noi.

8. Se doveste consigliare tre band contemporanee, quali scegliereste?

Club Voltaire – Band BritPop Comasca, Sara Velardo - Cantautrice calabro-lecchese.

Vi salutiamo con una massima del nostro mentore Riccardo Ballabio: “ un mondo senza musica è come una lacrima senza viso.”