INTERVISTA CON I GOD OF THE BASEMENT

Abbiamo intervistato i GOD OF THE BASEMENT che ci hanno raccontato il nuovo disco, le nuove canzoni, i progetti futuri e molto altro.
Buona lettura.

godofbas1.Chi sono i GOD OF THE BASEMENT secondo i GOD OF THE BASEMENT?
Direi che i God of the Basement dal punto di vista umano sono un insieme di amici che si divertono suonando, ai quali piace far casino e scrivere buona musica. Artisticamente il vero God of the Basement è un demonio dalla testa animale e camicia hawaiana che guida una decappottabile a noleggio sotto al cielo californiano.

2. Come definireste la vostra musica in tre aggettivi?
Diretta, pulsante, carnale

3. Ascoltando il vostro nuovo lavoro omonimo, ci si ritrova coinvolti in un vortice di melodie da cui è difficile uscirne. Innanzitutto: Da dove viene il nome della vostra band? Come è nato questo lavoro? Quali sono le idee che sono alla base delle canzoni che lo compongono?
Il nome della band nasce casualmente in una notte di sproloqui a Londra (in cui io ed Enrico abbiamo vissuto qualche anno fa). Accompagnati da una
scorta importante di birre stavamo parlando del più e del meno con diversi amici, attorno ad un tavolo di una Warehouse dell’est London; ad un certo punto, colpiti da un vuoto di memoria, non ricordavamo più la traduzione inglese della parola “diavolo”, così in un tentativo di risalire a questa parola ci siamo lanciati nella traduzione maccheronica “God of the Basement”. In quel momento ci siamo detti che se un giorno tornati in Italia avessimo mai creato una band quello sarebbe stato un nome interessante da usare perché ci suonava veramente bene all’orecchio. Così è stato. Questo lavoro prende forma già nel 2015 quando con Enrico abbiamo iniziato a tirare giù una serie di idee, lavorando sia singolarmente che insieme. Fin dall’inizio, man mano che le canzoni prendevano forma, non ci sono stati dubbi sulla direzione da prendere che era già abbastanza chiara per noi, cosi come gli “strumenti” da adottare per raggiungere il nostro obiettivo. Questo agglomerato di idee ci è subito apparso eterogeneo e molto convincente, queste caratteristiche fondamentali ci hanno portato poi a sviluppare ulteriormente tutto il lavoro con l’ingresso all’interno del progetto qualche mese più tardi di Alessio, Rebecca e Stefano. Infine, la scelta di registrare questo album con il produttore fiorentino Samuele Cangi si è rivelata decisiva per la formazione della nostra attuale identità musicale.Riguardo alle idee se vogliamo diversificare tra quelle legate alla composizione e quelle sulle tematiche, possiamo dire che la fondamentale sotto l’aspetto musicale è quella di mantenere un forte legame con il mondo rock’n’roll e trasmettere la nostra nostra passione per i groove hip hop e funky e per le belle melodie della musica pop. Le tematiche invece sono varie, trattiamo con ironia temi mistici e religiosi, oppure, usando un immaginario cinematografico raccontiamo storie surreali di personaggi animali ed umani descrivendo i loro comportamenti al limite.

4. Ci parlate della bellissima copertina del disco?
A questo giro volevamo un God of the Basement più umano, almeno esternamente, non più animale al 100%. Ovviamente il viso di questo dio è un segreto, è infatti celato e “spaccato” da una sorta di un sparo, oppure un pugno? O semplicemente un colpo di grancassa. Un cielo verdeacqua fa da sfondo e ricorda un cielo Californiano con tutto l’immaginario americano a cui ci rifacciamo. La grana e il noise di questa copertina costituiscono un filtro fondamentale per richiamare visivamente le interferenze che accompagnano costantemente l’album, come se il soggetto stesso fosse una visione magicamente proiettata sopra il cielo, da un glitch di un vecchio vhs. Potremmo quasi immaginare la copertina di questo disco come un frame di una storia, il vetro si rompe, sotto il colpo di una martellata decisa - in questo caso il nostro singolo “With the lights off” - dopodiché tutto il cielo di fumo sgorgherà via da quella crepa, ad aprire le danze.

5. Delle tredici canzoni che compongono il vostro disco omonimo, qual è il brano a cui siete più legati e perché?
Domanda dalla risposta multipla. Ognuno di noi ha un legame più o meno forte con le diverse canzoni. Noi saprei rispondere per gli altri. Per quanto mi riguarda direi Bobby Bones, per via della sua tematica “oscura” del quale sono un amante. Bobby bones è un becchino che da anni lavora all’interno di un cimitero, la sua condizione al confine tra i vivi e i morti lo rende un personaggio confuso ed astratto, la routine del suo lavoro lo schiaccia e si ritrova inevitabilmente nel suo personale limbo vaneggiante. Felice no?

6. Quali sono i vostri progetti futuri?
Il nostro futuro è oggi, abbiamo appena finito di pubblicare questo disco e per il momento quello che ci interessa è fare più concerti possibile per promuoverlo. Ovviamente nel frattempo continueremo a produrre del nuovo materiale che probabilmente capiterà di portare dal vivo in fase sperimentale.

7. Musicalmente parlando, qual è il vostro sogno nel cassetto?
Non credo ci sia un obiettivo comune prestabilito o un sogno proibito che teniamo nel famoso cassetto dei desideri. L’unica cosa sicura è che il live è la nostra dimensione preferita e abbiamo molta voglia di suonare, divertirci, collaborare ed incontrare più gente possibile. Condividere il palco con band o artisti di calibro internazionale penso sia l’aspirazione di molti, forse anche la nostra.

8. Se doveste consigliare tre band contemporanee, quali scegliereste?
Lasciamo da parte le band ormai affermate a livello nazionale o internazionale. Per questa domanda vorrei rispondere con tre nomi di progetti local, bella musica proveniente dalla nostra città. Direi Handlogic, Nothing for breakfast e RedTree Groove. C’è n’è per tutti i gusti. Date un
ascolto e scoprirete.