Umberto Maria Giardini: trionfo milanese per il suo "Forma mentis tour"
È stato un venerdì sera intenso quello della scorsa settimana al Circolo Ohibó dove ha fatto tappa il “Forma mentis tour” di Umberto Maria Giardini.
A scaldare i motori ci ha pensato una superlativa Nicoletta Noè che ha regalato una manciata di brani in cantiere che costruiranno il suo prossimo disco.
Ispirata, applaudita e molto apprezzata dal pubblico, la cantautrice lodigiana propone canzoni ridotte all’essenziale ma cariche di emozioni e dallo stile lirico graffiante ed incisivo: una sorprendente rivelazione da continuare a seguire.
Quando sale sul palco Umberto Maria Giardini, la sala concerti dell’Ohibó è piena. Il pubblico accoglie l’artista marchigiano e la sua band (Marco Marzo Maracas alla chitarra elettrica/Cristian Franchi alla batteria e Paolo Narduzzo al basso) con grande entusiasmo. Il quartetto non perde tempo e inizia a dipingere la tela sonora di un live potente, granitico e decisamente rock.
A farla da padrone è la psichedelia che, messa al servizio di intelaiature rock, fa godere forte il pubblico che resta assorto nel vedere la profondità e la rarefazione delle canzoni: si inizia col botto con “Alba boreale” (dal precedente disco “Futuro proximo”). Da lì in poi la scena è occupata dai brani del nuovo disco: “Luce”, “La tua conchiglia”, “Argo”, “Materia nera”, “I miei panni sporchi”, “Le colpe del l’adolescenza”, “Pronuncia il mio nome”, “Tenebra”, “Pleiadi in un cielo perfetto” e “Forma mentis” (che ha visto l’avvicendamento alla batteria con l’energico Emanuele Aloisi).
La scelta di concentrare il live sul nuovo disco ha inevitabilmente messo in risalto la nuova produzione ma non ha oscurato il repertorio di Umberto Maria Giardini: “Urania”, “A volte le cose vanno nella direzione opposta a quella che pensavi”, “Tutto è anticristo” e “L’ultimo venerdì dell’umanità” strappano applausi a scena aperta.
“Forma mentis” rappresenta l’ennesima reincarnazione di un artista maturo, dallo stile elegante e non omologato che sa coinvolgere il pubblico con la sua ricercatezza nei suoni e nei testi sempre acuti che offrono uno sguardo lucido sulla realtà da una prospettiva non allineata.
All’uscita dal locale molte persone sottolineavano la potenza delle canzoni e la resa massiccia e gagliarda: la musica italiana è anche questo, un artista che fa musica da più di vent’anni con coraggio, disciplina, libertà ed amore. Per il pubblico è stata una pura boccata d’ossigeno rock.