L’anno degli Outlet in tempi di crisi



Calano i consumi, ma al piacere della griffe gli italiani non rinunciano. Una volta erano rinnomati gli spacci aziendali, in cui i produttori potevano vendere a prezzo inferiore merce invenduta, fuori catalogo o difettosa. Compri a meno qualcosa che è comunque di marca.
Gli spacci ci sono ancora. Ma questo è stato l’anno degli outlet. Dopo i saldi, a conti fatti, boutique e negozi del centro, nonostante i vistosi ribassi sulla merce, hanno registrato un calo complessivo delle vendite. Gli outlet, invece, hanno chiuso una delle migliori stagioni in termine di vendita. Strutture simili ai centri commerciali, caratterizzate però dalla vendita di merce di vecchie collezioni, sono state prese d’assalto dai consumatori spaventati dalla crisi, ma ancora sensibili al richiamo di saldi e marche. Infatti, il flusso è stato più vario che mai, dalla cosiddetta classe media all’upper class, all’operaio. Il fashion district di Valmontone, tra Roma e Napoli, uno degli outlet più grandi d’Europa, ha raggiunto il picco di presenze con 5 milioni e 200mila visitatori. E gli affari sono stati d’oro.
Fidenza Village, della catena internazionale Gruppo Value Retail, ha chiuso un 2008 di lusso con un +30% di fatturato rispetto al 2007, +14% delle vendite, + 15% di incremento delle presenze e ha annnunciato l’apertura di nuovi negozi. McArthurGlen, altra catena presente in Italia con quattro outlet, segna positivo a Serravalle +12% per un totale di 240 milioni di euro; Castel Romano +8% con oltre 145 milioni; Barberino +10% per 100 milioni, Veneto Designer, nato da poco, ha mantenuto la promessa raggiungendo i 10 milioni di euro.