"East Rodeo è un organismo mezzosangue": intervista agli East Rodeo

A fine settembre 2012 è uscito "Morning Cluster", l'ultimo disco degli East Rodeo. Abbiamo contattato la band per farci raccontare un pò del loro progetto, della loro musica, del loro futuro e dei loro gusti musicali. Buona lettura.


179346 494402881276 8346173 n1. Chi sono gli East Rodeo? Come definireste la vostra musica? Parlateci del vostro percorso artistico.

Alfonso Santimone : East Rodeo è un quartetto croato/italiano. Direi un organismo mezzosangue per natura. Alen e Nenad sono mezzo serbi e mezzo istriani, Federico mezzo polacco e mezzo padovano nato e cresciuto e residente a Roma, io sono mezzo ferrarese e mezzo salernitano e per la precisione ebolitano. La nostra musica si definisce di conseguenza come una naturale propensione alla ricerca continua. Un costante desiderio di superarsi. La tensione verso un meticciato che per noi come individui e come gruppo è una condizione naturale. Così come il nostro percorso musicale è fatto di una quantità enorme di esperienze diverse : il jazz, l'improvvisazione radicale, il rock, l'elettronica in tutte le sue forme, la musica contemporanea, il teatro, le sonorizzazioni di performance e video, etc.

 

2. Il 24 settembre esce in Italia "Morning Cluster". Perchè questo titolo? Cosa c'è alla base di questo disco? Di cosa parla? Quale è stato il processo evolutivo che vi ha portati a concepire quest'ultimo album?

Alfonso : Su titolo e contenuti testuali lascerei la parola a Nenad che dei testi è l'autore. Posso senz'altro dire che il titolo originario voleva essere “Identity Smugglers”, “contrabbandieri di identità”. Mi pare dica molto delle nostre intenzioni artistiche e del nostro istinto espressivo.
Credo che questo lavoro rappresenti un tentativo di lettura della fase che l'Europa sta attraversando e contemporaneamente un tentativo di superare il postmoderno. Sicuramente nella nostra musica si intuiscono tanti riferimenti a cose che amiamo ma il tentativo è quello di costruire un linguaggio nettamente “nostro”. In generale vorrei non sentire più parlare della musica in termini di “genere” o di “file under”. Vorrei sentirne parlare in termini di significato e linguaggio. Tornare ad un tempo in cui c'è..tempo per confrontarsi con l'arte al di fuori della vacua rapidità del mercato. Un tempo in cui si possa andare in profondità da parte di chi crea e di chi fruisce.

 

3. Ascoltando il disco, molti sono gli input che arrivano all'ascoltatore: il riuscito connubio tra rock, elettronica e noise, un gusto elegante per le atmosfere cupe, l'uso dell'elettronica come mezzo unico di comunicazione (come in "Ballad of LC"), la rilassatezza di melodie eteree (come nella bellissima "Straws in glass"). Cosa vi ha ispirato nella scrittura delle melodie e dei testi di questo album?

Alfonso : Le melodie sono spesso dilatate, fanno da contrasto a ritmiche molto stratificate e a volte complesse che in qualche modo si ricollegano alla tradizione ritmica delle musiche balcaniche, ma senza un collegamento esplicito e “da cartolina”. Abbiamo la presunzione di pensare che le tradizioni per sopravvivere debbano svilupparsi e non rimanere stampate su una cartolina.

 

4. "American Dream" è un brano stupendo che d'improvviso esplode con una parte cantata dirompente sostenuta da una melodia potente che si contrappone alla sognante "Step away from the car". Come riuscite, nelle vostre canzoni, a bilanciare il 'soft' con un più deciso 'heavy'?

Alfonso : E' una cosa che ci viene naturale. Il gioco degli opposti ci affascina e compositivamente ci è utile sul piano dinamico.eastr

 

5. Al disco hanno collaborato nomi celebri della musica internazionale: da Marc Ribot (Tom Waits, John Zorn, Vinicio Capossela, Lou Reed, ecc.) a Greg Cohen (Tom Waits, John Zorn, David Byrne, Laurie Anderson, ecc.) a Warren Ellis (Nick Cave and the Bad Seeds, Dirty Three) per arrivare a Ivana Saiko e Giulio Favero (Teatro degli Orrori, One Dimensional Man). Qual'è stato il loro apporto alla realizzazione del cd? Come si sono rapportati con la vostra musica?

Alfonso : Marc e Greg avevano avuto parole lusinghiere sul nostro precedente “Dear violence,”. Conoscevo Marc e Greg precedentemente per motivi di dischi registrati insieme, di amici in comune e di città condivise. Ci è parso naturale coinvolgerli. Warren ha partecipato di sua spontanea volontà senza che noi gli chiedessimo nulla. Gli è capitato di sentire il premaster a Parigi dove Vedran Peternel che ci fa da fonico dal vivo ha uno studio. Ha voluto fare una take su “Step Away from the Car” semplicemente perchè gli è piaciuto il pezzo. Grazie Warren! Con Greg si è andati in studio inseme alle Officine Meccaniche a Milano dove abbiamo registrato tutto in diretta. Un pomeriggio da ricordare per il grande piacere e divertimento! La collaborazione di Ivana è preziosissima. Si tratta di una grandissima drammaturga e letterata Croata. Oltre che di una cara amica. Giulio ha seguito tutto il mix del lavoro. Anche con lui splendide giornate di brain-storming sonoro. Marc ha registrato alcune take a NYC e noi le abbiamo montate e filtrate con l'elettronica per renderle più organiche al tutto evitando la logica dell'assolo, che tendiamo a evitare sempre.

 

6. Consigliereste 3 artisti (tra cantanti, band, pittori, scultori, disegnatori, scrittori...) che oggi in Italia, secondo voi, meritano di essere seguiti con particolare attenzione?

Alfonso : Ce ne sono tantissimi, non saprei dirne soltanto tre. Consiglio a tutti gli appassionati di arti di essere curiosi, di andare oltre a ciò che è piu' visibile. I tesori più preziosi si nascondono laddove nessuno li vede. Ci vuole ricerca e improvvisazione esattamente come chi l'arte la fa.

 

7. Musicalmente ed artisticamente quale è il vostro 'sogno', l'ambizione a cui aspirate?
Alfonso : Comunicare con il pubblico in maniera biunivoca. Renderlo partecipe del processo della significazione. Avere le idee chiare su ciò che di volta in volta vogliamo dire e saperlo dire in un modo personale e riconoscibile. Attraverso questo fare una musica che faccia pensare ai temi importanti dell'esistenza e dell'inesistenza. Che abbia un forte impegno e un potenziale “virale”.

 

Guarda il videoclip ufficiale di "Step away from car"

 

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VIDEOINTERVISTA E PHOTOGALLERY : OFELIADORME

ofeldorAbbiamo incontrato Francesca e G-Mod degli Ofeliadorme, rock band bolognese d'adozione che è in fase di registrazione del suo secondo album. Dopo gli ottimi riscontri di "All harm ends here" (uscito agli inizi del 2011), gli Ofeliadorme hanno intrapreso un lungo tour che li ha portati a suonare anche all'estero (Francia ed Inghilterra) ed ora sono pronti per concretizzare le idee per il loro nuovo album. Ci hanno parlato anche di questo nell'intervista che ci hanno concesso. Durante l'intervista, inoltre, c'erano gli obiettivi di Lucia Ferrazzano e Francesco Fanale che hanno regalato il loro punto di vista fotografico, catturando gli attimi più suggestivi in una ricchissima e bellissima photogallery.

Buona visione.

 

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Ascolta gratis le canzoni degli Ofeliadorme

 

 

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Videoreport e Photogallery di Tutto Molto Bello 2012

tuttomolCOVERDomenica 30 settembre 2012 si è tenuta a Bologna la seconda edizione di TUTTO MOLTO BELLO, torneo di calcetto per etichette indipendenti. Hanno partecipato sedici etichette (Trovarobato, 42 Records, Bomba Dischi, Foolica Records, Garrincha Dischi, La Fabbrica etichetta indipendente, La Tempesta, Libellula Music, OTR Live, Irma Records, Promoter All Stars, To Lose La Track, Unhip Records, Urtovox, We Were never being boring, Woodworm) che si sono sfidate in emozionanti sfide calcistiche.

La vincitrice del torneo è stata Trovarobato con un rollino di marcia di tutto rispetto. Nella giornata ci sono stati degli showcase acustici di Honeybirds & the birdies, L'orso, Med in Itali, Mr. Brace, Kafka On The Shore e, a chiusura della manifestazione, il secret concert di Jennifer Gentle. Ottima la risposta del pubblico e favolosa l'atmosfera respirata in una giornata che Vivalowcost ha  seguito e documentato con un videoreport ed una cascata di fotografie scattate dalle abili mani di Francesco Fanale e Lucia Ferrazzano. Buona visione.

 

 

 

 

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[Ascolta gratis] "Grido al mondo ciò che sono e ciò che voglio" intervista a Michele Maraglino

maragl1Abbiamo contattato via mail Michele Maraglino, un "emergente" con la stoffa del fuoriclasse che ha dato poco pubblicato per La Fame Dischi l'album d'esordio dal titolo "I mediocri". Qui di seguito quello che ci siamo detti: tra musica, società, la sua Taranto, attualità, il nuovo cantautorato e molto molto altro...

 

1. Chi è Michele Maraglino? Che tipo di musica fa? Quando e come nasce il suo progetto solista?
Ho iniziato a scrivere canzoni da subito, già alle scuole medie canticchiavo qualcosa di inedito nella mia testa. Poi al liceo cantavo e suonavo l'elettrica in un gruppo rock (scrivevo i testi e parte delle musiche). Non eravamo neanche male, solo che dopo il liceo il gruppo s'è sciolto e così dopo un po' di tempo ho iniziato a fare il cantautore.

 

2. È da poco uscito l'album "I mediocri" per La Fame Dischi. Potresti raccontare come sei arrivato a questo disco? Quali sono state le fonti di ispirazione? Quali sono le tematiche trattate in questo album? Di cosa parlano i tuoi testi?
Questo disco è il frutto dei sacrifici di una vita e non parlo solo di sacrifici economici. Fare questo disco era quello che volevo, ma per fare una cosa la devi gridare al mondo, altrimenti non la fai. Io avevo questo sogno nel cassetto e per molto tempo l'ho covato di nascosto, quasi, a volte, a dovermene vergognare. Da un lato c'era la parte di me accettata dalla società: il bravo studente universitario dal futuro radioso. Mentre dall'altra c'era la verità, verità che molti non avrebbero capito a partire dalla mia famiglia: a me dell'università non interessava niente, m'ero iscritto solo per avere tempo, tempo da dedicare alla musica e alla scrittura delle canzoni. Quando ho compiuto 25 anni m'è salita la paranoia. Sentivo che le scelte che prendevo in quel momento avrebbero determinato la mia vita futura, avrebbero determinato quello che sarei diventato. Io volevo solo diventare me stesso. Arriva sempre nella vita il momento in cui uno capisce chi è e quello che vuole. Io l'ho sempre saputo. Ci vuole solo tanto coraggio per ascoltare e fidarsi della vocina interiore. Ci vuole tanta forza. Non è stato facile lasciare l'università per la musica, ma una volta fatto, una volta che ho gridato al mondo ciò che ero e volevo, sono cominciate ad accadere solo cose belle. Le mie canzoni in fondo parlano di questo, di quello che ho vissuto e della mediocrità che si vive quando non si ha il coraggio di ascoltare la propria voce interiore, quando si fanno solo scelte facili.

 

maraglcover3. Nell'album c'è tanta diversità dal punto di vista del sound perchè non credo si possa definire un lavoro facilmente "catalogabile": ci sono sussulti rock, frammenti pop, la canzone d'autore... Come sei riuscito a far coesistere questo ampio spettro stilistico?
Si in effetti tra le canzoni che compongono il disco ce ne sono alcune molto diverse fra loro anche stilisticamente parlando. Secondo me ciò che è riuscito a legare bene il tutto è stata la semplicità degli arrangiamenti.

 

4. Nel disco c'è una canzone stupenda, tra le più belle tra le nove della tracklist: mi riferisco a "Taranto". Cosa rappresenta per te questo brano? Cosa vuoi raccontare in questa canzone?
Taranto (la città) rappresenta il degrado e lo schifo in cui la politica italiana riversa da troppi anni. Dovrebbero rimborsarci tutti i soldi con cui in questi anni abbiamo pagato il Ministero dell'Ambiente (per non parlare del resto). Cosa hanno fatto? Niente. Come si può parlare di inquinamento in Italia senza parlare di Taranto? E per tantissimi anni è andata proprio così. C'è un vero e proprio disastro ambientale a Taranto e una vera e propria strage di Stato. Per fortuna ora almeno se ne parla, ma per troppo tempo la questione è stata taciuta. La gente si è ammalata, ha fatto una vita di merda dentro e fuori gli ospedali ed è morta. E tutto questo continua ad accadere anche adesso mentre rispondo a questa intervista. La gente muore per una malattia provocata dalla fabbrica. Perchè nessuno fa niente? Perchè questi politici difendono l'indifendibile? Perchè chiedere ai cittadini di scegliere tra salute e lavoro? Mi fa una rabbia! La canzone è nata proprio da questa rabbia.

 

5. Ci sono molti accenni alla precarietà, al problema del lavoro, ai giovani, ai tempi difficili che stiamo vivendo in diverse tue canzoni (mi riferisco a "L'aperitivo", "Lavorare gratis" e alla bellissima "Vita mediocre"): perchè la scelta di toccare questi argomenti in un modo così amabilmente variegato?
Sono argomenti che vivo in prima persona sulla mia pelle. Io sono un ragazzo di 28 anni e ci sono immerso in quelle problematiche e quelle problematiche inevitabilmente sono finite dentro le canzoni. La musica, soprattutto nella canzone d'autore, può essere molto più che un semplice sottofondo alla nostra vita.

 

6. Sei un giovane cantautore ed avrai uno sguardo cristallino sulle nuove leve cantautorali (o comunque sulle novità discografiche degli ultimi anni): come vedi il nuovo panorama artistico-musicale italiano?
Non molto tempo fa da qualche parte su internet, in occasione dell'uscita del nuovo disco di uno di questi cantautori della nuova leva, ho letto un commento di un utente che lamentava di come i nuovi autori italiani trattassero nei loro testi principalmente tematiche intimiste di vita borghese, quasi a volersi estraniare dalla realtà che e' ben diversa. Un po' la penso così anche io, nel senso che si sente un po' la mancanza di cantautori che parlino della vita di tutti i giorni e che sappiano descrivere la realtà e i suoi paradossi. Ora va molto il testo figo, i giochi di parola, l'ironia. Il che può anche andar bene e da questo punto di vista ci sono ottimi parolieri in giro. È anche vero però che stiamo vivendo un periodo non proprio allegro e facile e forse ci siamo arrivati anche grazie a una tv usata per distrarre, a canzoni non proprio votate alla riflessione e alla denuncia.

 

maragl27. Se dovessi consigliare 3 artisti italiani (band, cantanti, scrittori, pittori, attori...) quali nomi faresti? e Perchè?
Non per essere di parte, ma ho avuto la fortuna di ascoltare il nuovo disco che ancora deve uscire (uscirà nel 2013 quando sarà finito) di Corrado Meraviglia, cantautore della scuderia La Fame Dischi. E' una bomba! Livello sia di scrittura testi che di arrangiamento e musica altissimo. Quindi come cantautore mi sento di consigliare assolutamente lui. Poi ultimamente mi sto intrippando con le produzioni di Michele Mezzala Bitossi e penso che il nuovo dei Numero 6, a giudicare dal singolo che lo anticipa, sarà un'altra bomba. Cambiando arte vi invito a visitare le opere di uno street artist con cui ho la fortuna di lavorare. Per me è bravissimo. Ha realizzato le grafiche del mio disco e mi aiuta con La Fame Dischi. Visitate il suo blog e le sue opere. Si chiama LEG e i suoi lavori spaccano! www.easyleg.blogspot.com

 

Ascolta gratis "I Mediocri"

 

Guarda il videoclip di "Taranto"

 

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Intervista agli A3 Apulia Project: la musica, il Mediterraneo, il Sud...

Abbiamo avuto l'occasione di contattare via mail gli A3 Apulia Project, band etno-folk originaria di Terlizzi (Bari) ma cittadina del mondo. Ecco cosa ci hanno raccontato:

 

1. Chi sono gli A3 Apulia Project? Come mai questo nome? Cosa caratterizza la vostra musica?
A3 Apulia Project è un progetto che nasce nel gennaio del 2007 da un’idea del chitarrista e autore Fabio Bagnato, specializzato nello studio e diffusione della chitarra battente, strumento antico appartenente alla tradizione contadina meridionale. Il nome del gruppo di cui fanno parte anche Walter Bagnato (pianoforte, fisarmonica, synth e voce), Francesco Rossini (basso elettrico) e Giacomo De Nicolò (batteria e pad elettronico)  prende “ispirazione” dall’amata e odiata autostrada A3 Salerno – Reggio Calabria, la quale, per le sue condizioni, può essere di certo presa come simbolo di un Sud indolente e rassegnato dove mafia e politica lavorano a scapito di un popolo che merita di certo una sorte migliore; e per poter riscattare la parte sana di un Sud in grado di dar voce al cuore, abbiamo deciso di unire e di fondere la nostra rabbia e i nostri desideri in un sogno musicale carico di energia positiva.

copapul2. È da poco uscito "Odysseia". Come mai avete deciso di dare questo nome al vostro ultimo album? Raccontateci un po’ il processo di scrittura dei testi che vi ha portato alla realizzazione del disco. Da dove sono nate le canzoni? Quali sono state le vostre fonti di ispirazione?
Il lavoro del gruppo ha il suo cuore pulsante, la sua anima più profonda nel Bacino del Mediterraneo da cui trae forza vitale e vocazione. È il Mare Nostrum, con le sue antiche sonorità e i suoi ritmi ancestrali, i suoi colori e la sua melanconia l’inizio, ed allo stesso tempo la meta finale del viaggio. Ed è su queste onde misteriose e millenarie che A3, come un nuovo Ulisse, intraprende il suo percorso poetico e musicale alla ricerca della propria spiritualità e della propria identità....una Odissea, appunto, musicale ed emozionale. Un lavoro questo di Odysseia, che vede nell’incontro di culture e di storie la sua realizzazione più alta in una visione multiforme, senza barriere…meticcia.
Il mare – diceva Pope  – unisce da sempre le terre che separa. Questa citazione riesce a dare  l’idea di ciò che Odysseia ha rappresentato in questi anni di lavoro. Noi proveniamo tutti da esperienze musicali diverse: dalla musica classica e tango (Walter Bagnato), al jazz (Francesco Rossini), all’etnico (Fabio Bagnato) e al rock (Giacomo De Nicolò). Le nostre influenze sono quindi variegate e variopinte. Di certo i grandi nomi della musica etno – folk sono stati dei pilastri per la nostra crescita musicale, si pensi alla Nuova Compagnia di Canto Popolare o allo splendido lavoro CREUZA DE MA di Fabrizio de Andrè, ma si può essere attratti, affascinati, “contaminati” anche dai musicisti che incontri via via sul tuo cammino, da un viaggio in un paese lontano o semplicemente dalle voci roche e “imperfette” di anziani cantori di montagna. Quello che però abbiamo cercato, fin da subito, è stata la volontà di tirar fuori un nostro sound, un carattere personale, un idioma musicale che potesse contraddistinguerci.

3. In "Odysseia" è molto forte l'impronta etno-folk (bellissime, ad esempio, le melodie di "Fabbrica del motore" e "Freccia del sud", veloci e sfrenatissime quelle di "Roumeni", solo per citare alcuni dei brani più significativi dell'album). Da dove nasce questa passione?
Quando abbiamo iniziato a lavorare a questo disco, avevamo la sensazione di essere un gruppo di naviganti sognatori in partenza verso una meta non ancora chiara e ben definita. Sapevamo ciò da cui partivamo: le nostre tradizioni musicali tanto amate, al tempo stesso oramai  un po’ strette. Si avvertiva l’esigenza di allargare il nostro sguardo, di lanciarlo al di là delle “Colonne d’Ercole” , confini che, quasi inconsciamente, avevamo eretto intorno a noi. La nostra passione risiede quindi nella musica popolare che rappresenta il nostro essere, le nostre radici da cui abbiamo tratto linfa vitale che ci ha permesso di nascere e crescere. Il rischio che si corre però è quello di chiudersi in una sorta di “leghismo musicale” oltre il quale non si riesce a guardare. Questo lavoro rappresenta non certo un punto d’arrivo ma  una prima tappa di questo viaggio musicale alla continua scoperta di nuove sonorità e nuovi linguaggi espressivi. Care ad A3 rimangono le tematiche antiche e attuali dell’emigrazione e dell’emarginazione simbolicamente rappresentate nelle figure di un vecchio emigrante del Sud (Freccia del Sud), di un randagio suonatore di strada (Roumenì) e di un povero sognatore a cui la società moderna, sorda e cieca, ha strappato tutte le sue aspirazioni (Fabbrica del motore).

4. Riuscite a riprodurre un mondo di suoni nelle vostre canzoni usando moltissimi strumenti: che tipo di importanza date alla musica rispetto alle parole?
Quello che cerchiamo di comunicare attraverso i nostri brani è semplicemente la vita. Ciò che vediamo e viviamo giorno per giorno si riflette nelle nostre composizioni: le difficoltà di un precariato quasi perenne, la voglia di riscatto e rinascita da parte dei popoli dei Sud del mondo, troppo spesso dimenticati, troppo spesso emarginati nei loro confini ma anche e soprattutto una spinta verso il raggiungimento dei nostri sogni e delle nostre speranze. Ovviamente A3 Apulia Projectprima che parolieri siamo musicisti ed è quasi naturale quindi dare ampio spazio alla musica, alla ricerca di un nostro sound e, non ultime, alle improvvisazioni che, durante ogni concerto, vengono fuori quasi spontaneamente. Il live è l’anima, il punto di partenza e allo stesso tempo meta del nostro lavoro. Il live è importante quanto lo studio, e a volte anche di più. Solo col live si può capire appieno quale sia il feeling fra i musicisti e soprattutto quanto un brano possa aver presa su un pubblico eterogeneo. Il live ci permette di sperimentare anche nuovi arrangiamenti, di giocare con gli spettatori così da avere con loro uno scambio di emozioni e sensazioni, utilissime e fondamentali per chi decide di scegliere la musica come strumento di realizzazione personale e professionale

5. Siete di Terlizzi (Bari) e avete quindi una visione della situazione artistico-culturale e musicale del sud Italia. Quali sono i pregi e i difetti di suonare a sud? Cosa vi invoglia a continuare a suonare e cosa vi scoraggia?
Essere artista in Puglia, al Sud è, un po’ come in generale oggi in Italia, estremamente complicato ma, allo stesso tempo stimolante. La Puglia ha dalla sua il fatto di essere stata da sempre terra di confine, di incroci di culture, crocevia dei più disparati linguaggi. Ha in se quindi una certa irrequietezza ed un certo dinamismo che è parte integrante dell’essere artista. Certo all’orizzonte è apparsa, come un faro, la nascita di “nuovi soggetti” preposti all’aiuto degli artisti emergenti pugliesi. Purtroppo, come tutte le buone idee, devono essere sviluppate al meglio, senza creare nicchie e conventicole autoreferenziali in cui i soliti nomi hanno la fortuna di poter usufruire di una grande opportunità come quelle che la Puglia sta offrendo in questi ultimi tempi. Parafrasando il grande Enzo Jannacci, sembra quasi di vedere e ascoltare i “soliti accordi”!!!
Tutto questo ovviamente ci stimola a guardare fuori dalla nostra bellissima regione, cercando nuovi canali e nuove possibilità. Quello che sappiamo di certo è che vogliamo andare avanti con la ricerca, la sperimentazione e ...continuare a sognare. La cosa davvero importante è cercare sempre di “raccontare una storia”, sincera e credibile! Il nostro “grazie” va allora in primis alla nostra Casa Discografica, la CNI di Roma e ai loro più vivaci animatori Paolo Dossena e Massimo Bonelli che hanno creduto e investito nel nostro progetto.

6. Se doveste consigliare 3 artisti italiani (tra scrittori, pittori, musicisti, band, cantautori...) di ieri e di oggi, quali sono i tre nomi che vi vengono in mente?
Limitarsi a 3 nomi è un po’ come fare il gioco della torre…. estremamente complicato. Di sicuro tra i preferiti metteremmo la Nuova Compagnia di Canto Popolare, Fabrizio De Andrè e Nino Rota.

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