Intervista telefonica con gli ARGO

argobandAbbiamo contattato Giovanni Di Placido, chitarra e voce degli ARGO che ci ha raccontato l'emozione dell'esordio discografico della band di Fano, ci ha parlato dei quattro brani che compongono l'ep, ci ha introdotti al loro mondo musicale, ci ha svelato i punti di forza di questo gruppo che ha le idee ben chiare.

Buon ascolto!

 

 

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Intervista con IVAN ROMANO

Abbiamo contattato IVAN ROMANO che ci ha raccontato il suo nuovo disco dal titolo "L'INVENTORE SALTUARIO": ci ha raccontato il suo universo musicale, le sue nuove canzoni, le sue influenze musicali, i progetti futuri e molto altro.
Buona lettura


IVANROMANO1. Chi è IVAN ROMANO secondo IVAN ROMANO?
Ivan Romano è un appassionato della musica, è un sognatore che racconta in modo semplice ciò che osserva, ciò che vive ogni giorno, racconta vita vissuta, temi mai scontati e banali. Lui ama la musica Folk con varie sfumature, è un racconta storie che dalle tradizioni arrivano ai giorni nostri, è un cantautore che vive di musica e si diverte in modo professionale.

2. Come definiresti la tua musica? Se dovessi dare tre aggettivi alla tua musica, quali sceglieresti?
La mia musica Folk dalle varie sfumature potrei definirla “Tradizionale, Rilassante e Comprensibile”.

3. Cosa rappresenta per te la musica (la tua e quella che ascolti)?
La musica rappresenta il mio stile di vita, è la direzione di ogni mio senso logico. Ad onor del vero sono quasi due anni che non ascolto altra musica se non quella che scrivo, perché tra produzione dell’album “L’inventore Saltuario”, il tour live e la produzione del mio nuovo album che uscirà a luglio 2017, non ho materialmente tempo per ascoltarla.

4. Ascoltando il tuo ultimo lavoro “L’INVENTORE SALTUARIO”, ci si ritrova coinvolti in un vortice di melodie da cui è difficile uscirne. Innanzitutto: Come mai questo titolo? Come è nato questo lavoro? Quali sono le idee che sono alla base delle canzoni che lo compongono?
Sul titolo ho voluto ironizzare e sottolineare il momento delicato che l’arte sta attraversando, anche se la cosa è generalizzata in tutti i settori. Io mi sento un inventore a tempo pieno e lo faccio da quando avevo 11 anni, età in cui ho scritto la mia prima canzone inedita. L’album è nato da un sogno fatto da L’inventore in una notte di aprile, quando egli sogna la sua donna in modo passionale, a tratti ossessionato dai suoi profumi, da suoi comportamenti sfuggenti e misteriosi, ma tutto si placa quando lui si rende conto che in fondo era solo un sogno! Le idee di base dell’album sono abbastanza semplici, ossia creare un dialogo costante tra gli attori dei brani e allo stesso tempo tra i vari strumenti usati nei colori armonici, ma soprattutto arrivare in modo diretto e comprensibile ad ogni ascoltatore. Credo che nella musica non vi è più nulla da inventare, bisogna solo raccontarla ognuno come gli pare. La musica è l'arte di esternare attraverso i suoni e i rumori ciò che è racchiuso nelle nostre anime.

5. Quali sono i tuoi progetti futuri?
Attualmente sto registrando il mio nuovo album “Folk della Tradizione” che uscirà presumibilmente a luglio 2017, al progetto stanno collaborando molti musicisti e una compagnia di recitazione,  l’obiettivo è di creare un “Video Concept Live” è portarlo in tutti i Teatri in Italia. Un progetto innovativo che rievoca i valori della “Tradizione”.

6. Musicalmente parlando, qual è il tuo sogno nel cassetto?
Il mio sogno nel cassetto è quello di avere sempre la voglia e il piacere di scrivere e raccontare la mia musica.

7. Se dovessi consigliare tre band contemporanee, quali sceglieresti?
“The Fab5”, “Officine Meccaniche” e “Retrò Maison”.

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Intervista con PIER MAZZOLENI

Abbiamo intervistato PIER MAZZOLENI che ha da poco pubblico il disco dal titolo "GENTE DI TERRA": ci ha raccontato le sue nuove canzoni, il suo mondo musicale, la genesi di questo nuovo disco, le sue influenze musicali e i suoi progetti futuri.

Buona lettura

pier mazzoleni1. Chi è PIER MAZZOLENI secondo PIER MAZZOLENI?
1. Pier Mazzoleni è un sognatore, a volte forse un po' troppo visionario, ma è anche una persona con i piedi ben piantati in terra. E' qualcuno che ha in mente dove vorrebbe arrivare ma poi queste sue due personalità opposte si picchiano e capita che vinca quella che non dovrebbe. La realtà è che non ci sono limiti né mete da raggiungere se si cammina sempre con lo sguardo dritto. Pier Mazzoleni è semplicemente un uomo che vive con energia e passione, e fintanto che sarà così, sarà sempre un piacere cominciare ogni giornata. A volte ironico, a volte puntiglioso, fino all'inverosimile… ma senza malizia né pregiudizio, perché essere sostenuti dalla carica vitale della passione non lo prevede. Chi ci cambia?

2. Come definiresti la tua musica? Se dovessi dare tre aggettivi alla tua musica, quali sceglieresti?
2. Non mi coglie impreparato la tua domanda. Ormai da qualche anno amo definire le mie composizioni in questo modo: "La mia musica sono pezzi di vetro o batuffoli di cotone che all'occorrenza accarezzano o tagliano". È una frase divertente ma che da il vero senso di quello che io immagino spesso essere le mie canzoni. Lo dico con la massima umiltà. E ho capito che effettivamente quello che facciamo non può essere troppo levigato, smussato, educato! Deve esserci una sorta di ribellione insita, sì perché l'essere taglienti può provocare una sorta di ferita, il classico pugno in faccia… che a mio modo di vedere è positivo. Ma anche l'essere soffici tenendo accesa la fiammella della dolcezza, può accarezzare e lenire qualche dolore. Tre aggettivi che mi vengono in mente ora potrebbero essere: Felice, volatrice e ruspante... Ma non ti spiego il perché.

3. Cosa rappresenta per te la musica (la tua e quella che ascolti)?
3. In genere ciò che produce cultura lo penso sempre come un valore aggiunto, che si tratti di musica, di poesia ma anche di letteratura o di pittura… Qualsiasi forma d'arte è un sollievo per l'anima e ha il compito di traghettarci da una sponda all'altra delle nostre infinite giornate. La musica è svago e mi fa tornare indietro con la memoria, mi da alcune sensazioni che non potrei vivere se non con lei. Rappresenta tutti gli anni della mia vita, i momenti belli e i momenti meno belli. E non ho mai provato a starne senza o comunque allontanarmi Per più di qualche giorno. Credo nella bellezza e sono sicuro che ci sono ancora tantissime strade da prendere nell'arte. Pur avendo ispezionato e solcato tanti mari, nel corso dei secoli, ci sono ancora tante acque da navigare e da scoprire. E speriamo che di veri artisti ne nascano sempre di più.

4. Ascoltando il tuo ultimo lavoro “GENTE DI TERRA”, ci si ritrova coinvolti in un vortice di melodie da cui è difficile uscirne. Innanzitutto: come mai questo titolo? Come è nato questo lavoro? Quali sono le idee che sono alla base delle canzoni che lo compongono?
4. Mi fanno molto piacere le tue parole, il concetto del vortice mi è sempre piaciuto e mi ha sempre molto intrigato. Devo confessarti che anch'io, non sempre ma molto spesso, quando ascolto Gente di terra mi trovo a muovere il piede e a sentire delle vibrazioni. Detto questo, è come non averti detto nulla! (Ride). Il titolo nasce alla fine di tutto, come epilogo del progetto… Mi sono accorto di aver buttato sulla tela tanti colori, parlando di gente e di luoghi, di sapori e di mercati. Dunque mi è sembrato del tutto naturale che nel titolo ci fosse proprio la parola Gente. Poi avevo bisogno di raccontare le abitudini, gli usi, le consuetudini attuali e questo grande pellegrinare mi ha dato lo spunto per scrivere molto. In mente io ho un grande cambiamento, che prevede per forza di cose una Terra che sappia accogliere il rinnovamento. E qui ti ho già detto in parte come nasce questo progetto… Ho selezionato da una lista di canzoni quelle che mi sembravano più adeguate. Nasce sempre tutto partendo da uno stimolo interiore che non necessariamente attinge a un filone o a un bisogno. O meglio, il bisogno di scrivere c'è sempre ma non per forza io incanalo le mie canzoni. Sono impulsi. Si tratta di svuotare mente e anima, ormai ho capito come posso farlo e in quale maniera ci riesco meglio. Dopo che il sacco è vuoto torno nella mischia a
Vivere affinché si riempie nuovamente, per poi poterlo risvuotare. È un gioco che faccio da molti anni e che farò ancora per molto.

5. Quali sono i tuoi progetti futuri?
5. Progetti ne ho sempre molti, per me il futuro va a braccetto con quello che sono oggi, è imprescindibile dal presente. Per cui ti dico che si tratta di musica, si tratta di scrittura, si tratta di emozione e di Vita! Suonerò in giro, ho preparato un tour come busker, amo molto suonare davanti alla gente che passa, davanti a chi ti conosce ma anche chi non ti ha mai visto. Ci sono emozioni Che non hanno prezzo e dopo aver visto in che crisi endemica stanno versando la musica e l'arte in genere, credo che sia doveroso tuffarmi nella gente. Amo il contatto, amo la verità e la sincerità… Credo che se tu sei onesto e non "bari" e ti presenti nudo per come sei, la gente lo capisca, aldilà delle intenzioni e ti vivono senza pregiudizio. Quindi da metà febbraio e per tutta la primavera e poi anche l'estate sarò in giro partendo dalla Lombardia, il Piemonte e il Veneto, a portare la mia musica ma anche quella dei cantautori italiani che adoro e che mi hanno sempre accompagnato. Ma poi scenderò nelle altre regioni. E suonerò e canterò anche alcune cover internazionali di musica attuale. Restiamo collegati su Facebook, sul mio profilo metterò le date di dove sarò, finché chi lo voglia potrà sempre venirmi a conoscere e ad ascoltare. Avrò i miei dischi con me.  Ci tengo davvero tanto. Credo che ci sia una grande consapevolezza oggi da parte di chi ascolta di che cos'è la musica e del suo vero significato! Vi aspetto. E sarò molto felice di essere lì con voi.

6. Musicalmente parlando, qual è il tuo sogno nel cassetto?
6. Il mio sogno nel cassetto è quello che realizzo ogni giorno potendo fare quello che amo, suonare, cantare e scrivere. In realtà non ho ancora un vero e proprio sogno, ho appena cominciato a dormire e quindi credo di non essere ancora nella fase del sogno… Scherzi a parte ho una testa piena di sogni ma quello che più grida è quello di scrivere un disco arrangiato per una band come quella di Fabrizio de Andrè nel suo ultimo tour, poi andarci in studio a registrarlo e portarlo dappertutto con il live. Dici che sono un illuso? Il genere che faccio, non potrebbe essere il contrario, mi piace molto e spero sempre un giorno di poter avere un organico di musicisti giganteschi con cui collaborare in modo duraturo ed efficace.

7. Se dovessi consigliare tre band contemporanee, quali sceglieresti?
7. Beh, parlando di contemporaneo mi fai escludere necessariamente i gruppi e le band che più adoro, quelle degli anni 60 e 70. I grandi gruppi americani ma anche europei. Posso parlarti dei Travis, un gruppo anglosassone capeggiato da un grande cantante che a mio avviso oggi ha delle caratteristiche internazionali. Mi piacciono molto e credo che abbiano un buon live. Mi piacciono i The Verve per quella commistione di musica moderna fatta di suoni elettro acustici e di quel certo cantautorato che adoro. E per non discostarmi troppo, e non entrare nelle strade del jazz che ascolto in dose massiccia, ti parlo di Richard Ashcroft. Una bella voce e il suo è un progetto molto interessante. Così ho abbracciato mezzo mondo!

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INTERVISTA CON MITCH AND THE DJED

Abbiamo intervistato MITCH AND THE DJED che ci hanno parlato del loro nuovo disco, delle nuove canzoni, del loro mondo musicale, dei loro progetti futuri e molto altro.

Buona lettura.

mitchdjed1. Chi sono MITCH AND THE DJED secondo MITCH AND THE DJED?
I Mitch And The Djed sono nati come un gruppo di quattro ragazzi di 25-35 anni con diverse esperienze in tribute band e cover band alle spalle, ma tutti accomunati dallo stesso obiettivo: il desiderio di cimentarsi con un progetto di musica inedita in lingua inglese. La scelta di cantare in inglese, per un gruppo originario di Brescia e che ha il mercato italiano come primo punto di riferimento, potrebbe a prima vista sembrare strana. In realtà, è una decisione quasi “naturale” perché è una lingua che si sposa bene con le sonorità che abbiamo in mente, ispirate alla musica della West Coast americana e al Southern Rock (un mix di rock, country e blues). Siamo anche una “fucina di idee”, in cui convergono e si amalgamano diversi stili e preferenze musicali, ed il risultato finale è un sound tutto particolare, difficilmente inquadrabile in un unico genere musicale. In particolare, il cantautore e fondatore Massimiliano “Mitch” Maffeis è un grande appassionato di Neil Young, Bob Dylan ed Elvis Presley. Il batterista Stefano Bonetti è un patito del rock inglese anni ’70 (Pink Floyd, Led Zeppelin, Deep Purple). Il bassista Levi Alghisi è un appassionato di jazz ed il chitarrista Francesco Bono è un patito dell’hard rock. Federico Maffi, che è subentrato nel nuovo chitarrista solista, ed Alessio Mineni, un bassista che ha collaborato con noi in alcune date live, pur essendosi trovati con le parti “già fatte”, sono ugualmente riusciti a dare la loro personalissima impronta alle canzoni durante le esecuzioni dal vivo.
Insomma, avere preferenze musicali diverse per noi non è affatto un ostacolo, anzi è quasi uno stimolo a dare il meglio di noi e a sfoderare tutta la nostra creatività.

2. Da dove deriva il vostro nome?
Il nostro nome significa letteralmente “Mitch e lo Djed” ed è quindi l’unione di “Mitch”, che è il nome d’arte del nostro cantautore e frontman Massimiliano, e dello Djed (pronunciato “ged”), che è un simbolo dell’Antico Egitto collegato al culto del dio Osiride. Il riferimento allo Djed ha un doppio significato. Innanzitutto, essendo un emblema della vita eterna, simboleggia la speranza che la nostra musica possa lasciare una traccia piccola, ma indelebile nel tempo. Inoltre, è un omaggio di Mitch ai propri antenati e, in particolare, al proprio trisnonno di origini Egiziane.

3. Come definireste la vostra musica? Se doveste dare tre aggettivi alla vostra musica, quali scegliereste?
La nostra musica è, prima di tutto, “genuina” perché nasce da esperienze concrete, vissute in prima persona da Mitch e narrate in modo schietto, senza alcun tipo di filtro o di pregiudizio. Per questo, chiunque (a partire dagli altri membri della band) si può ritrovare nelle vicende che raccontiamo, anche se le ha sperimentate sulla propria pelle in un periodo diverso della propria vita, in circostanze differenti e con tutt’altre persone. In secondo luogo, la nostra musica è “evocativa”. Tutti gli elementi delle nostre canzoni (la melodia, gli arrangiamenti, il testo e addirittura le singole parole all’interno del testo) sono scelte in modo da ricreare il più possibile nella mente dell’ascoltatore le stesse sensazioni provate da Mitch quando ha ideato la propria musica. Infine, anche se può sembrare un controsenso, la musica che suoniamo è in qualche modo “colorata”. Il fatto che Mitch abbia creato la base di ogni canzone e che, per il resto, abbia lasciato agli altri componenti della band piena libertà di espressione, trasforma ogni brano in un quadro costellato da una moltitudine di colori, dalle tinte sia calde che fredde, che si fondono e si amalgamano tra loro.

4. Cosa rappresenta per voi la musica (la vostra e quella che ascoltate)?mitch
Per noi, la musica è un potente strumento di comunicazione: è un linguaggio universale, che tutti capiscono e che è in grado di arrivare direttamente al cuore di chi l’ascolta. Pensiamo che un musicista abbia raggiunto il proprio obiettivo se i suoi brani in qualche modo “colpiscono” il pubblico ed invogliano le persone a riascoltarli. Per questo motivo, preferiamo gli artisti che hanno una storia da raccontare e le canzoni che trasmettono un messaggio chiaro e sincero all’ascoltatore e, chiaramente, ci auguriamo che la nostra musica sortisca lo stesso effetto nella mente e nel cuore di chi ci ascolta.

5. Ascoltando il vostro ultimo lavoro, ci si ritrova coinvolti in un vortice di melodie da cui è difficile uscirne. Innanzitutto: Come è nato questo lavoro? Quali sono le idee che sono alla base delle canzoni che lo compongono?
I brani prendono tutti spunto da esperienze vissute in prima persona da Mitch nell’arco di 5-6 anni, a partire da una gita scolastica “non voluta” in Spagna, per concludersi con una vacanza in Irlanda, passando attraverso una lunga e complicata storia d’amore “impossibile”. In questo senso, ci piace pensare a “Spanish Blues” come a un vero e proprio concept album, che è centrato su tre temi fondamentali: il viaggio, l’amore e l’amicizia. Il tema del viaggio è il fulcro dei brani “Town of The Angels” (dedicato al villaggio di Mijas, in Andalusia) e “Two Thousand Zero Two” (che rievoca le immagini della prima gita in Spagna). “Fair Of Malaga” è un tributo alla celebre “Feria de Málaga”, che ogni agosto richiama turisti da tutto il mondo. “Leganes Tryp” racconta, invece, di un viaggio a Madrid, intrapreso da Mitch per ricongiungersi alla propria musa, ma conclusosi amaramente: “Alcohol Woman” ne rilegge gli strascichi, culminati in un’allucinazione alcolica. Il cerchio, infine, si chiude con “Country Love”, che dopo un crescendo strumentale sfocia in una danza irlandese. L’amore è il filo conduttore di “Moon Of My Life”, “Star (She Lives So Far)” e della title track “Spanish Blues”, un terzetto di canzoni che Mitch ha dedicato alla ragazza di cui s’era perdutamente innamorato durante i suoi viaggi in Spagna. Infine, il tema dell’amicizia si ritrova in “Song For A Friend”, che evoca la forza di questo sentimento, anche di fronte alle più dolorose avversità.

6. Quali sono i vostri progetti futuri?
Siamo reduci dal primo spettacolo di presentazione dell’album “Spanish Blues”, che si è svolto presso il Teatro Comunale di Lograto (BS), e che ha avuto un buon riscontro di pubblico. Siamo rimasti molto soddisfatti di questa serata e, per questo motivo, stiamo già pensando ad altri eventi di presentazione del disco, in location altrettanto suggestive. Siamo convinti che lavorare sodo ed avanzare un passo per volta siano le chiavi per farci conoscere ad un numero sempre maggiore di appassionati a Brescia e nel resto d’Italia. Guardando ancora più avanti nel tempo, ci piacerebbe che la collaborazione con (R)esisto Distribuzione continuasse anche dopo “Spanish Blues” e desse origine ad altri album degni del loro predecessore. Il materiale per poter confezionare un secondo e un terzo album ci sono già. Le cose che mancano, per il momento, sono il tempo e le risorse per poterli sviluppare e per farli diventare realtà: ma, se lavoriamo bene nei prossimi mesi e creiamo basi solide su cui costruire i nostri progetti futuri, nulla è impossibile.

7. Musicalmente parlando, qual è il vostro sogno nel cassetto?
Il nostro “sogno nel cassetto” è presentare “Spanish Blues” là dove tutto ha avuto origine: ovvero, in Spagna. Riuscire a organizzare una mini-tournée in Andalusia, tutta sulle note di “Fair Of Malaga”, sarebbe un’immensa soddisfazione per tutta la band!

8. Se doveste consigliare tre band contemporanee, quali scegliereste?
Partiamo sicuramente dai Gov’t Mule, una band che calca i palcoscenici internazionali da circa 20 anni, ma della quale non tutti probabilmente hanno ancora sentito parlare. Li menzioniamo perché, pur essendo partiti dal filone del Southern Rock, nel tempo hanno fatto evolvere il loro sound, amalgamandolo con elementi presi dai generi musicali più disparati: funk, hard rock, progressive, jazz, folk. In qualche modo, ci riconosciamo nella loro volontà di “mettersi in gioco” e sperimentare altre sonorità, senza porsi dei limiti. Il secondo nome che ci viene in mente non è di una band vera e propria, bensì di un giovane bluesman americano, nostro coetaneo: Gary Clark Jr. Ascoltando le sue canzoni, si sente che rendono omaggio ai padri del blues americano, eppure hanno anche un groove e un “tiro” pazzeschi e, per questo, suonano “moderne”.
Infine, scegliamo i Rolling Stones perché, nonostante siano attivi ormai da oltre 50 anni, riescono ancora a “lasciare il segno” sulla scena musicale: se non è la definizione di “band contemporanea” questa, cosa altro dovrebbe esserlo?

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INTERVISTA CON GLI ZEIN

Abbiamo intervistato gli ZEIN che hanno da poco pubblicato un nuovo lavoro discografico: ci hanno raccontato il loro mondo musicale, le nuove canzoni, i loro progetti futuri, le loro influenze musicali e molto altro.

Buona lettura

Foto Zein 21. Chi sono gli ZEIN secondo gli ZEIN?

Un semplice gruppo di ragazzi che vogliono essere sé stessi nella propria musica. A 20 anni non possiamo che esprimerci per quello che realmente siamo, senza perderci in parole profonde che non rispecchiano la nostra personalità. Prima di tutto, questi sono gli Zein.

2. Come definireste la vostra musica? Se doveste dare tre aggettivi alla vostra musica, quali scegliereste?
Semplice, diretta, sincera. Scriviamo brani nostri per comunicare qualcosa, non per parlare solo a noi stessi…e vogliamo comunicare in maniera semplice vista la nostra età, e vogliamo farlo in maniera diretta, e ciò necessita di essere sinceri, di scrivere testi in maniera sincera. Non è facile a volte, ma ci proviamo sempre e sicuramente rimane il primo nostro obiettivo musicale.

3. Cosa rappresenta per voi la musica (la vostra e quella che ascoltate)?
Ancora una volta, sicuramente rappresenta comunicazione. Scriviamo con la testa dei ventenni, per comunicare però a tutti quelli che si rispecchiano nella leggerezza di quest’età. La musica ti ispira, non solo per scrivere altri brani ma per qualsiasi attività extra-musicale.

4. Ascoltando il vostro ultimo lavoro, ci si ritrova coinvolti in un vortice di melodie da cui è difficile uscirne. Innanzitutto: Come è nato questo lavoro? Quali sono le idee che sono alla base delle canzoni che lo compongono?
Il nostro primo EP “Il Viaggio, Il Futuro & Jolanda” è nato grazie alle prime idee musicali avute nei primi mesi della band. Abbiamo sin da subito lavorato su brani nostri con testi in italiano e, dopo aver inciso una prima demo, abbiamo cominciato a collaborare con Alka Record Label. In una settimana intensa di lavoro è nato l’EP, con l’idea di proporre una musica credibile, di essere credibili verso gli ascoltatori.

5. Quali sono i vostri progetti futuri?Foto Zein 3
Stiamo lavorando parecchio sul futuro. Nonostante sia uscito da poco l’EP, abbiamo già fissato diverse idee per un suo successore. Ovviamente, nel mentre, ci saranno date live per supportare il disco, concentrate principalmente nella nostra città, Roma.

6. Musicalmente parlando, qual è il vostro sogno nel cassetto?
Far ascoltare la nostra musica a più persone possibili. E’ un sogno che non viviamo come un obbligo, viviamo la nostra giovane carriera in spensieratezza ma lavorando sempre con cura, non tralasciando i dettagli. Tutto quel che verrà non potrà che essere positivo così.

7. Se doveste consigliare tre band contemporanee, quali scegliereste?
Amiamo diversi generi musicali: dal rock alla dance. Ma, sicuramente, ci sentiamo sempre di consigliare artisti vicini alla nostra sfera musicale, quindi sicuramente i Thegiornalisti, Calcutta e Motta. 3 artisti nuovi italiani che sono diventati una realtà importante provenendo dall’underground, senza concorsi vari ecc. Speriamo che questa nuova corrente musicale possa essere il segnale di una rinascita della musica italiana.

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