"Voglio fare dischi nel miglior modo possibile": intervista a HEY SATURDAY SUN

Abbiamo contattato Giulio Ronconi che è a capo del progetto Hey Saturday Sun che ci ha raccontato la sua musica, le sue canzoni, il suo disco recentemente pubblicato, i suoi progetti futuri e molto altro. Buona lettura!!!

 

hey saturday sun 21. Chi c'è dietro il progetto HEYSATURDAYSUN? 
Io scrivo i pezzi e li suono, ma in alcuni pezzi ci sono poi degli amici che mi aiutano. In questo primo disco ci sono anche Marta Paccara, Alessandro Beltrame, Saverio Paiella e Lorenzo Bernardini (aka Thumbsucker).   


2. Il tuo disco “Hey Saturday Sun 1” è uscito lo scorso 20 febbraio 2013. Innanzitutto: Perché hai deciso di pubblicare questo disco? Quali sono state le tue influenze nella preparazione del disco?  
Quando avevo ventanni per me suonare significava soprattutto divertirmi, non pensavo a migliorare musicalmente e ho perso molto tempo. Fare questo disco a trentun' anni a livello personale è stato un modo per recuperare il tempo perduto.
Per quanto riguarda le influenze posso dire che nel periodo in cui facevo i pezzi del disco (quindi un anno fa) avevo ripreso ad ascoltare gli Slowdive e lo shoegaze in generale, poi ascoltavo molti pezzi commerciali degli anni '80.
 
3. Il disco invade molti territori musicali: dall'ambient al post-rock, dalla new wave all'elettronica. Si tratta di dieci brani con atmosfere differenti e distinte. Come sei riuscito a far convivere queste diverse anime sonore? 
Credo che i generi, nella musica come in altre arti, siano un mezzo più che uno schema dentro cui muoversi. Non credo siano limitazioni, ma elementi compositivi. Se li usi con la dovuta arroganza non tolgono personalità a quello che fai.
 

4. Colpiscono molto brani come “Lullaby” (sia la prima che la seconda parte), “Swine flu shot”, le due parti di “Museum of revolution”, “The other city”. Colpisce la cura dei suoni e la sperimentazioni. Dal punto di vista compositivo, come organizzi il tuo lavoro sui suoni? 734507 10200303397938574 965960147 n
Solitamente li faccio con molta pazienza di mattina quando ho diverse ore libere, perchè mi vengono meglio se sono concentrato. Qualche volta mi si blocca il cervello, allora faccio passare diversi giorni in cui non ascolto il pezzo, poi mi ci rimetto. Comunque ogni pezzo è una storia un pò a se. In "1.9.8.9", ad esempio, ho cercato con Saverio Paiella (l'arrangiatore del brano) di usare gli strumenti che usavano i gruppi synth pop nella seconda metà degli anni 80, per riprodurre esattamente quelle sonorità. "Swine Flu Shot", invece, è nata in pochi giorni, dopo che avevo scoperto per caso su youtube una vecchissima pubblicità delle lobby farmaceutiche statunitensi, per promuovere la vendita del vaccino contro l'influenza suina. Uno spot allegro, amorale e malato come la cultura statunitense; mi ha ispirato molto, ho capito subito come tagliarla ed effettarla e che suoni di synth mi servivano.
Inoltre penso che nel fare i suoni l'aiuto di un tecnico bravo come Alessandro Beltrame sia stato decisivo.
 
 
5. Cosa ti aspetti dall'uscita del tuo disco? Hai in programma presentazioni/tour/collaborazioni?
 In generale preferisco non avere aspettative, non è molto saggio. Voglio soltanto fare altri dischi e farlo nel modo migliore che posso. Spesso negli ultimi mesi i pezzi di questo mio disco solista vengono usati in cortometraggi, documentari, reading di poesie ecc... Questo mi fa davvero molto piacere.
Con Hey Saturday Sun non farò live finchè non sarò ricco e potrò permettermi di pagare la gente che mi monta gli strumenti. Dal vivo suonerò a breve con i Don Boskow, un progetto che si preannuncia esplosivo. Sto convincendo il chitarrista che è forte fisicamente e mentalmente a trasportare e montare le tastiere prima e dopo i concerti in cambio di lezioni sulla vita.
 
1f0d6. Se dovessi consigliare tre band contemporanee, quali sceglieresti? 
Jon Hopkins, Apparat e Micah P. Hinson
 
 
7. Quale è il tuo punto di vista sulla musica italiana oggi? 
Credo che in Italia ormai, come in altri paesi, ci sia molta più musica bella di quanto la gente creda. Basterebbe ascoltarla con calma. Ci sono anche dei gruppi che reputo un pò trendy e urticanti tipo lo Stato Sociale o i Cani tanto per dire, ma sono pochi. In questi giorni ad esempio sto ascoltando i Port Royal, i Flower or Razorwire e i Welcome Back Sailor. Se togliamo la solita roba nazional popolare e quella dei poveri di spirito, in Italia non ci possiamo lamentare affatto della qualità degli artisti. I problemi sono tutti gli altri che sappiamo.

 

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"La nostra musica ti dà uno schiaffo e poi ti porge l'altra guancia" : intervista ai TOMAKIN

Abbiamo contattato i Tomakin che ci hanno raccontato la nascita del loro nuovo disco dal titolo "Epopea di uno qualunque", abbiamo parlato delle loro canzoni, della loro musica, dei loro progetti futuri e molto altro. Buona lettura.

 

tomakcover1. Chi sono i Tomakin secondo i Tomakin?
I Tomakin non sono altro che… prossima domanda?

 

2. Come definireste la vostra musica? Se doveste dare tre aggettivi alla vostra musica, quali scegliereste?
La nostra musica è nervosa, leggera ma psichedelica, ti dà uno schiaffo e poi porge l’altra guancia. Ballabile, a tratti ubriaca, a tratti estremamente lucida.

 

3. Cosa rappresenta per voi la musica (la vostra e quella che ascoltate)?
La musica è arte, ma non solo. E' immedesimarsi nei testi e nel ritmo. Per noi è divertimento, ma anche uno stile di vita più o meno salutare, è un continuo processo creativo e evolutivo, è sopportarsi a vicenda, è un rischio ed è una cura contro la noia.


4. Ascoltando il vostro nuovo album “Epopea di uno qualunque”, ci si imbatte in un mix di storie appassionanti e piacevoli musiche che catturano l'attenzione dell'ascoltatore. Innanzitutto: come mai il titolo? Come è nato questo disco? Quali sono le idee che sono alla base delle canzoni che lo compongono?
Dopo “Geografia di un momento” abbiamo suonato parecchio e in qualsiasi tipo di situazione: piccoli club, piazze di provincia, concorsi, festival importanti fino ai concerti in Austria e Polonia. Nel frattempo scrivevamo e registravamo appunti in un confronto pressoché continuo, le canzoni sono nate così. Volevamo descrivere ciò che ci sta intorno in modo chiaro e dare un senso a ciò che facciamo, insomma, delimitare il campo e non buttar lì delle canzoni senza un filo conduttore. Il titolo è arrivato mentre lo stavamo concludendo: era il titolo di una canzone ma spiegava bene il senso generale dell'album.
L’Uno qualunque in questione porta con sé la U maiuscola. “Uno” come nome proprio. Le vicende di Uno si svolgono in luoghi differenti, con dettagli sempre nuovi ma con un denominatore comune: il quotidiano viene esagerato e spettacolarizzato come nella commedia all'italiana e il soggetto di ogni canzone arriva a sentirsi protagonista di una vera e propria epopea. I finali lasciano sempre una porta aperta, non sono accusatori e nemmeno pretendono di esserlo. Vorremmo restituire un nostro personale ritratto del contemporaneo, scritto e musicato. Si parla di tic, vizi e atteggiamenti e anche di noi stessi, infatti ci rivediamo nei personaggi del disco, che critichiamo o semplicemente descriviamo, perché sono parti del nostro essere più profondo: ci sentiamo degli Avanguardisti, talvolta siamo Poser ma non siamo ricchi per essere Squali. Potremmo definirci finti artisti come nella canzone “Bluff Art”, dal momento che nessuno ci ha insigniti di questa carica e né tantomeno la società ci riconosce come tali. Poi ci sono gli inoccupati e quelli che mollano tutto perchè credono di poter cambiare qualcosa, le mamme che prima di accompagnare i figli a scuola si spaccano con le slot machines e i vari deliri tecnologici.

 

5. “Squali”, “Poser” e “Rave” sono tre brani molto particolari del disco. Ce ne volete parlare?tomak
“Squali” è un pezzo cinico e ironico, mira a ridicolizzare con molto affetto un personaggio apparentemente sicuro di sé, cool, snob e figlio di Hugo Boss. “Poser” è un brano per false star Hollywoodiane di provincia che traggono beneficio da apparenze e icone pop, il trionfo del glamour e di Sex & the city. “Rave” è nata di notte giocando con il monotron, un piccolo synth analogico. Potrebbe essere il racconto di una lunga serata che conduce a riflettere su qualcosa di intimo, ma anche un un percorso mentale che può vivere chi ad un rave party non c'è mai stato.


6. Quali sono i vostri progetti futuri?  
Suonare tanto, possibilmente anche fuori dall'Italia. Vogliamo continuare a scrivere canzoni, siamo in tanti quindi le idee non mancano.

7. Musicalmente parlando, qual è il vostro sogno nel cassetto?
Registrare un disco agli Hansa Studio di Berlino. Fare un tour in Cina ma soprattutto vivere di musica in questo momento di crisi, discografica e non. Ah! Anche essere invitati a suonare al David Letterman Show!


8. Se doveste consigliare tre band contemporanee, quali scegliereste?
Arcade Fire, Cold War Kids, Foster the people.

 

Guarda il videoclip di SQUALI

 

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"Vogliamo suonare all'estero" : intervista agli AEMAET

Abbiamo contattato gli Aemaet che ci hanno raccontato il loro ultimo disco "Human quasar", le loro canzoni, la loro musica, i loro progetti futuri e molto altro. Buona lettura.

 

phpenpveHAM1. Chi sono gli Aemaet secondo gli Aemaet?
Cristian Suardi : Un’entità musicale in continua evoluzione...siamo partiti dal grunge, poi è subentrata l’influenza della new wave...ora stiamo cercando di spostarci verso territori più elettronici, in questo confidiamo nel continuo rinnovarsi della tecnologia, scoprendo così anche nuovi metodi di composizione e arrangiamento dei brani...la materia si plasma e l’universo si espande...stiamo esplorando...noi stessi siamo curiosi di conoscere questi nuovi orizzonti, di sapere dove approderemo con queste nuove mappe.


2. Come definireste la vostra musica? Se doveste dare tre aggettivi alla vostra musica, quali scegliereste?
Cristian Suardi :La nostra musica è fatta di luci abbaglianti e buio pesto...ci sono parti più legate alla realtà ed altre più connesse al subconscio...per attribuirle tre aggettivi, potremmo definirla introspettiva...sovversiva...e romantica...


3. Cosa rappresenta per voi la musica (la vostra e quella che ascoltate)?
Cristian Suardi : Un’oasi nel deserto...aggrapparsi al gioco dell’arte è un sincero bisogno di dissetarsi nell’arsura imperante della vita quotidiana...per alcuni rappresenta unicamente un passatempo, un piacevole riempitivo...per noi che la facciamo, oltre ad ascoltarla, è una catarsi...dare voce a qualcosa che non si riesce a trattenere, ai fantasmi della coscienza..


4. Ascoltando il vostro nuovo album “Human quasar”, ci si imbatte in un mix di rock, new wave e grunge. Innanzitutto: come mai il titolo “Human quasar”? Come è nato questo disco? Quali sono le idee che sono alla base delle canzoni che lo compongono?
Cristian Ciccone : Il titolo è nato piuttosto casualmente: ne stavamo cercando uno che suonasse figo, ci piaceva il termine quasar – si piuttosto banale direi... poi abbiamo esteso la dualità di base del cd aggiungendo a quell’elemento un altro di forte contrasto, l’uomo appunto. L’uomo e il quasar sono agli antipodi, così come la luce e il buio, la veglia e il sonno. Ecco, potremmo dire che nel disco abbiamo cercato di dar voce alle nostre due anime: una cattiva, l’altra piuttosto inquieta.


5. “Vetus Ordo Seclorum”, “A Boy Called Hermes” e “Slumber” su tutti sono tre brani molto particolari del disco. Ce ne volete parlare?229724 233572913340149 329224 n
Cristian Ciccone : Non è per niente semplice parlare di questi brani, anzi direi che nello spazio a mia disposizione è impossibile. Sebbene “particolare”sia un po’ vago, ti riconosco il fatto di averci preso: in effetti la prima e l’ultima sono pilastri del disco.


6. Quali sono i vostri progetti futuri?
Cristian Suardi : Oltre a proseguire nell’incessante attività live...presto ci rimetteremo all’opera su nuove idee, in vista dei nostri prossimi lavori...in più, quest’estate, parteciperemo ad un tributo ai Beatles.


7. Musicalmente parlando, qual è il vostro sogno nel cassetto?
Cristian Suardi : Visto il genere della nostra proposta musicale, è auspicabile da parte nostra ottenere prima o poi una possibilità di suonare e di farci conoscere anche all’estero...oltre ad essere una soddisfazione personale, sarebbe anche un incentivo a non perdere lungo la strada del tempo la carica per migliorare la qualità del progetto...


8. Se doveste consigliare tre band contemporanee, quali scegliereste?
Cristian Ciccone :   Ottima domanda. Io consiglio tre band, tutte italiane: Fuzz Orchestra, Plasma Expander, In Zaire. I loro ultimi dischi    sono usciti tutti tra dicembre e febbraio e sono imperdibili. Speriamo di poter raggiungere la loro dimensione internazionale un giorno. 

 

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"Il punk è la nostra libertà" : intervista ai TOTALE APATIA

Abbiamo contattato i TOTALE APATIA che ci hanno concesso un'intervista in cui si parla del loro ultimo lavoro, dei loro gusti musicali, delle loro canzoni e molto altro.  Buona lettura!!!

 

totap11. Chi sono i TOTALE APATIA secondo i TOTALE APATIA?
RuSsU (chitarra-voce): Sono innanzitutto un bisogno fisiologico..la band rappresenta da sempre uno “sfogo”, allontanare seppur momentaneamente tutti i brutti pensieri,le tensioni e lo stress quotidiano..combattere l’apatia con l’energia della musica, crearsi un mondo a parte. I TOTALE APATIA sono un gruppo di amici,ognuno ora con una propria vita, che ha saputo crescere e mantenere i rapporti, una seconda famiglia.


2. Da dove deriva il nome della band? Come definireste la vostra musica? Se doveste dare tre aggettivi alla vostra musica, quali scegliereste?
RuSsU (chitarra-voce):Il nome deriva appunto dal voler combattere la noia quotidiana che può offrirti un piccolo paese di provincia, dove l’unico svago è ubriacarsi al bar o l’oratorio..ci piace rispondere che il nostro è un Punk influenzato da tutti i suoi derivati, in 3 aggettivi: immediato, sincero, meticcio.


3. Il vostro ultimo lavoro “SEMPRE AL TOP” è una sorta di grande festa in occasione dei vostri quindici anni di attività. Innanzitutto: come si riesce a stare insieme, suonare, andare in giro, provare per così tanto tempo?
RuSsU (chitarra-voce): Capire innanzitutto che non siamo più dei ragazzini e non siamo più negli Anni Novanta, anche se non ci dispiacerebbe sai;) ognuno di noi è a suo modo cresciuto, chi convive,chi ha cambiato lavoro, chi ha trovato casa..capire ognuno anche le esigenze dell’altro e vedere che nonostante gli anni la passione c’è ancora, insieme al divertimento. Queste 2 componenti fondamentali rafforzate dal rapporto che ci lega da così tanto tempo sono il segreto di questa avventura nata nel 1997.


4. Tornado a “SEMPRE AL TOP”, che tipo di sonorità lo caratterizzano?  A cosa rimanda il titolo del cd? Quali sono state le vostre influenze nella preparazione del disco?
RuSsU (chitarra-voce) :“SEMPRE AL TOP” ci è richiesto di essere ogni giorno sul lavoro, nello studio, in famiglia, con la fidanzata, con gli amici..chiaro sia umanamente impossibile essere sempre sorridenti,disponibili e al massimo della forma ma la vita in questi anni lo richiede. Le sonorità che caratterizzano questo ep di 6 pezzi sono quelle tipiche del punk rock made in Italy di fine anni 90, solo con qualche accorgimento in più e 15 anni di esperienza alle spalle. 


5. L'attitudine punk-rock permea tutti i brani dell'ep. Cosa vuol dire per voi la parola 'punk'?totap2
RuSsU (chitarra-voce): Domandona questa...;) la parola ‘punk’per me è accomunabile a quella ‘libertà’..libertà di espressione, di vivere senza patemi la propria interiorità e di mostrarsi esteriormente come più ci piace..una cosa che può accomunare tutti i vari filoni di pensiero è sicuramente il rifiuto categorico di qualsiasi forma di controllo esercitata da TV e giornali,rifiuto dell’autorità, del potere, della società costituita,delle religioni...’punk’ è agire con la propria testa, crearsi una propria identità e mantenerla nonostante mille tentazioni..’punk’è stare con i deboli, gli indifesi, gli emarginati..’punk’è anche fregarsene dei giudizi degli altri..’punk’ nel nostro caso significa anche amicizia,rispetto,semplicità e coerenza.


6. Parliamo di tre brani molto diversi: “I wanna live in London”, “Un altro weekend”  e “Mille all'ora”: Tematiche diverse ma accomunate dalla voglia di raccontare storie che ti restano attaccate addosso. Come sono nati i testi di questo ep?
RuSsU (chitarra-voce):I testi sono nati da esperienze personali comuni a tanti... Che sia un’esperienza all’estero, un fine settimana distruttivo, una riflessione su come tutto scorra veloce e di come si debba fare per reggere questi ritmi vertiginosi..basta avere sempre a portata di mano carta e penna! oltre ai brani che hai citato nell’ep sono presenti anche“la chiamata della terra” e “x”,scritti dal nostro primo chitarrista Daniel che ha partecipato attivamente al progetto anche con una serie di concerti.


7. Avete in programma un tour / collaborazioni / nuovo disco ?
RuSsU (chitarra-voce):Stiamo già iniziando a lavorare al nuovo disco, ci sono parecchie idee e buone motivazioni per scrivere una nuova pagina di questa storia..nel frattempo ci terremo attivi almeno fino a questo inverno con una serie di date che potete trovare aggiornate su www.myspace.com/itotaleapatia o seguendoci sulla nostra pagina Facebook.

 

8.   Se doveste consigliare tre band contemporanee, quali scegliereste?
RuSsU : Rancid, Sick Of It All, Foo Fighters
CreSta (basso) : Ministri, Rise Against, The Hives
RinGhio (batteria-cori) : Transplants, Billi Coban, Faith No More.
PaBlo (chitarra-cori) : Area, John Cage, Ali Akbar.

 

Guarda il videoclip di "Mille all'ora"

 

CONTATTI

web http://www.totaleapatia.it/
fb https://it-it.2343ec78a04c6ea9d80806345d31fd78-gdprlock/pages/TOTALE-APATIA/97304660957
myspace http://www.myspace.com/itotaleapatia

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"La mia musica familiare e sfuggente" : intervista a PETRINA

Abbiamo contattato PETRINA che ha da poco pubblicato il suo nuovo disco omonimo. Abbiamo parlato delle nuove canzoni, dei suoi gusti musicali, del futuro, dei sogni e di molto altro...buona lettura!

 

petrcover1. Chi è Petrina secondo Petrina?
Petrina era come mi chiamava a volte la prof d’italiano delle medie, che adoravo! E quando lo faceva, anziché chiamarmi per nome, Debora, mi sentivo ferita, come se volesse prendere le distanze da me. Poi col passare del tempo mi sono affezionata a un cognome che sembra un nome, e che racchiude anche un significato, di piccola pietra; ovvero un diminutivo, quasi infantile, ma che ha dentro un senso di resistenza, saldezza e testardaggine, che mi si confà assai!


2. Come definiresti la tua musica? Se dovessi dare tre aggettivi alla tua musica, quali sceglieresti?
E’ molto difficile giudicare la musica che si fa…da questa prospettiva la musica è un flusso di idee, emozioni, visioni che prendono vita propria nel momento in cui raggiungono una definizione; quando ascolto o suono le mie cose è come se non mi appartenessero più, come se le avesse scritte qualcun altro, anche se so da dove provengono e sono anche libera di modificarle. E’ una sensazione strana, quasi di sdoppiamento…un po’ come quella che hai quando ricordi i sogni; dunque gli aggettivi che scelgo sono: familiare, estranea,  sfuggente.

 

3.  Cosa rappresenta per te la musica (la tua e quella che ascolti)?
Andrea Zanzotto, uno dei più importanti poeti italiani (della mia stessa regione) scomparso due anni fa, lo esprime in modo magistrale in un’intervista di Marco Paolini, anche se nel suo caso si parla di poesia: ‘è come restaurare il vuoto che c’è nel mondo attraverso la trama dei versi e dei ritmi’.

 

4.Ascoltando il tuo nuovo album “Petrina”, ci si imbatte in un insieme di suoni e parole che travolgono l'ascoltatore. Come è nato questo disco? Quali sono le idee che sono alla base delle undici canzoni che lo compongono?petrin
Il disco e’ nato da un’idea utopica e molto poco pratica: quella di avere per ogni canzone un suono ideale, che fosse un trio di sassofoni mescolato all’elettronica, o un quartetto di fiati classici mescolato a un quartetto di improvvisazione, o un violino e un violoncello assieme a coperchi sbattuti sulle corde di un pianoforte. Ogni canzone ha un arrangiamento suo specifico, impossibile da fare uguale dal vivo.
Dunque la sfida è stata per me quella di comporre non solo per il piano, ma per molti altri strumenti. E’ stato come uscire dal suono del proprio strumento ed avere un ascolto stereofonico, captando gli strumenti che dovevano entrare a far parte di ogni brano.
 
5. “Denti”, “Dog in space” e “Princess” sono tre brani molto particolari del disco. Ce ne vuoi parlare?
Denti ha un arrangiamento funky, ma un po’ impazzito, non molto in linea col genere! La canzone è nata su commissione: avrebbe dovuto entrare a far parte di un progetto sull’anatomia femminile. Ad ogni cantautrice era stata assegnata una parte del corpo, e la mia doveva essere il sedere…In effetti l’ideatore del progetto aveva sopravvalutato la mia capacità di autoironia…Mi rifiutai, e ad una seduta dal mio anziano dentista (che mi segue da quando ero adolescente), mentre me ne stavo con la bocca aperta ad ascoltare il dolce suono del trapano…ho pensato che i miei denti avevano molto da raccontare!
Dog in Space è un ritrattino del mio cane, ucciso da una macchina mentre aveva lasciato il suo posto di guardia fuori dal salone della parrucchiera dove la sua padrona, mia madre, stava da qualche ora, per andare a trovare la sua unica cagnolina fidanzata di sempre. Lo immagino mentre corre fra le nuvole con il muso contro il vento, a combinare gli stessi disastri che combinava sulla terra…
Princess invece è rivolta a mio padre; è un ricordo di me bambina sulle sue spalle, in montagna. La sensazione di sicurezza, seduta come su di un trono in mezzo alle cime, col cielo a due dita. Su questa canzone, in cui John Parish ha una parte chitarristica importante, è stato fatto un videclip (che uscirà nei prossimi mesi) che unisce disegni animati e luoghi reali. Lo abbiamo girato nelle Alpi, e per me è stato come ripercorrere le emozioni della canzone, con la presenza-assenza di mio padre.


petr26. Quali sono i tuoi progetti futuri?
Come al solito sto lavorando su più fronti…Oltre a preparare il live del tour, che come ho detto sarà per forza molto diverso dal disco, sto lavorando ad un solo (in questa veste sarò al Festival di Paolo Fresu, in Sardegna,  dove presenterà un doppio progetto, quello relativo al disco, ed un ulteriore in voce e piano solo, in mezzo ad una pineta).
Poi sono alle prese con un progetto con l’elettronica e la batteria di Gianni Bertoncini, mio partner artistico dai tempi di IN DOMA.
E ancora sto lavorando, in qualità di danzatrice e musicista, ad un progetto coreografico di Margherita Pirotto (giovane danzatrice di Padova) che è finalista ad un importante premio nazionale.
Ed infine sono coinvolta in un progetto dell’Accademia di Brera per un’installazione musicale e performativa che accompagni le opere di Pinuccio Sciola, l’artista che crea delle incredibili pietre sonore. 


7. Musicalmente parlando, qual è il tuo sogno nel cassetto?
Al momento il mio sogno è quello di poter lavorare con una vera orchestra. Con Jherek Bischoff, il compositore che ho conosciuto grazie a David Byrne, abbiamo accarezzato questo sogno, e abbiamo registrato due brani per voce, pianoforte e orchestra: uno di questi è la traccia finale dell’album. Mi piacerebbe avere la possibilità di costruire un intero concerto con Jherek, un’orchestra e un pianoforte!


8. Se dovessi consigliare tre band contemporanee, quali sceglieresti?
Parlando di Jherek Bischoff non posso che citare sia lui e il suo progetto orchestrale Composed, sia alcune band con cui collabora, vera espressione della libertà con cui si muove la musica oltreoceano. Una di queste è People Get Ready, una band di danzatori-performers-musicisti che sa fondere e integrare nel profondo danza e musica. Nella stessa direzione di libertà e originalità sono i Dirty Projectros, non a caso un’altra band con cui sempre David Byrne ha collaborato.
Poi vorrei citare Tune-Yards, una musicista newyorchese con voce da nera, energia ed idee da vendere!

 

Guarda il videclip ufficiale di DENTI

 

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